Le due parole dell'anno sono si o no. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi, dopo aver malamente personalizzato il referendum costituzionale dandogli una connotazione più partitica di quanto dovesse essere, si sta spendendo moltissimo per spiegare a tutti gli italiani quali saranno i cambiamenti che avverranno con la vittoria del "SI". Chissà che non sia la volta buona.

I dubbi degli elettori e le risposte concrete

La riforma costituzionale è stata approvata in modo legittimo in quanto il Parlamento può sempre approvare leggi, tra cui quelle sui principi costituzionali, anche se la legge elettorale che ha portato ad insediare il governo attuale è in parte considerata incostituzionale.

La discussione della legge è iniziata nell'Agosto del 2014 e si è conclusa nell'Aprile del 2016. La legge è stata votata dalle camere per tre volte e con larghe maggioranze. Le persone si chiedono anche se il governo avrà più poteri e così è ma solo in un caso: il governo può chiedere alla Camera di esaminare un disegno di legge particolarmente importante in tempi brevi. Significa che se per approvare un decreto di legge ora servono 150-200 giorni, con la riforma ce ne vorranno 120 al massimo considerando tutte le votazioni.

L'approvazione delle leggi

Approvare le leggi sarà più veloce dopo il referendum, anche se non di moltissimo, per il superamento del famoso bicameralismo perfetto. Senza la fiducia del Senato, ci sarà un passaggio in meno e quindi uno snellimento nei tempi.

La procedura della doppia approvazione resta solo per alcune leggi, come quelle costituzionali mentre le altre saranno trasmesse al Senato che in 10 giorni può valutarle e se 1/3 ne fa richiesta potrà essere richiesta una modifica. Solo una volta potrà essere rifiutata la richiesta. Sarà impossibile per il Senato fare "ostruzionismo".

Inoltre, i senatori, seppur con meno compiti avranno diritto all'immunità parlamentare.

I costi che verranno tagliati e il Presidente della Repubblica

Sembra che saranno circa tra i 50 e i 150 milioni di euro i soldi risparmiati dalla manovra del referendum costituzionale. Non pochi e soprattutto sarà il primo vero e proprio taglio che avviene da moltissimi anni.

Il Presidente della Repubblica infatti verrà eletto con almeno 438 voti, una maggioranza molto più ampia di quella che è prevista attualmente.

E le regioni?

Con il referendum lo Stato, con al riforma del Titolo V, avrà in esclusiva competenze che nel tempo erano state condivise con le regioni. Significa che il decentramento del potere sarà meno influente di quanto sia attualmente ma questo aiuterà a snellire le pratiche di contenziosi fra Regioni e Stato.