Nulla da fare sull’alleanza M5S e l'Alde. Dopo gli accesi dibattiti, iniziati dopo la decisione di GRILLO di aprire le votazioni per la proposta di passaggio dal gruppo di Nigel Farage, che ha guidato la Brexit, e l’ingresso nel gruppo europeo Alde, voluto dal 78,5% dei votanti on line, il capogruppo Guy Verhofstadt si è pronunciato escludendo una loro possibile alleanza.

L’ex premier belga ha dichiarato ‘Sono arrivato alla conclusione che non ci sono sufficienti garanzie di portare avanti un'agenda comune per riformare l'Europa’ in quanto, continua lo stesso ‘non c'è abbastanza terreno comune per procedere con la richiesta del Movimento 5 Stelle di unirsi al gruppo Alde’.

Una doccia fredda che sembra alimentare gli animi inferociti di chi ha visto nel gesto di Grillo un voltafaccia alla politica anti-europeista portata avanti fino ad oggi.

In rete la rabbia degli iscritti al movimento sembra implacabile, c’è chi definisce la decisione come una ‘pugnalata alla schiena, un sogno infranto’, chi sostiene che lascerà il Movimento e chi, invece, appoggia la decisione. D’altra parte non mancano le critiche in ambito politico. La Lega con Matteo Salvini parte all’attacco parlando di vero e proprio ‘voltafaccia’.

Anche dall’interno del Movimento piovono le critiche. Secondo Fontana ‘L’Alde è il principale sostenitore di questa Europa e dell'euro, è a favore dei trattati ammazza-commercio e delle politiche di immigrazione e globalizzazione sfrenata, è contro Putin e contro Trump.

E’ la negazione di tutti i principi che Grillo ha sempre professato’. Non potevano farsi attendere le critiche anche da parte del PD che si concentra sul fattore economico, accusando il M5S di voler utilizzare anche l’Europa, così come l'Italia come ‘un salvadanaio’.

A difendere la decisione Luigi Di Maio che parla di ‘democrazia partecipata’ dando un valore alla decisione di far esprimere la rete in merito alla scelta. Lo stesso chiarisce che si tratterebbe di un’alleanza obbligata dal fatto che il Movimento non può creare un proprio gruppo a Bruxelles e a Strasburgo in quanto il regolamento impone la partecipazione di membri appartenenti ad almeno sette stati membri.

Anche lo stesso Farage si era espresso in termini negativi sul passaggio dei suoi ex alleati al partito sostenitore dell’Eurogruppo.

In attesa di nuovi risvolti, comunque, l’ultima parola sembra essere quella del ‘no’ di Verhofstadt.