Nello scorso fine settimana, dal palco della Leopolda, Matteo Renzi ha rilanciato la polemica sulle presunte fake news che alcune pagine web vicine a M5S e Lega diffonderebbero sul web via social network. Le accuse di Renzi si basano però su due articoli usciti su un quotidiano statunitense una volta considerato prestigioso: il New York Times. Lo scoop del NYT prendeva spunto, tra gli altri, da alcuni articoli del giornalista de La Stampa, Jacopo Jacoboni (autore della bufala su Beatrice Di Maio, troll vicino ai pentastellati, mentre invece si trattava della moglie di Renato Brunetta), e di un ex hacker di Anonymous, Andrea Stroppa, ingaggiato poi dall’amico di Renzi Marco Carrai, il quale ha creato la Fake News di un collegamento web tra Putin, Grillo e Salvini.

Il Pd, per mano della parlamentare Rosanna Filippin, ha addirittura presentato un disegno di legge contro le fake news, solo quelle degli altri naturalmente. Ma è lo stesso Matteo Renzi ad essersi reso propagandista di diverse bufale. Vediamone alcune.

L’ultima fake news sul terremoto: ‘Sta riprendendo la vita normale’

L’ultima fake news, in ordine di tempo, proveniente dal Pd, non è proprio farina del sacco di Matteo Renzi, ma è talmente clamorosa da meritarsi la testa di una virtuale classifica. “Siamo stati noi a dare le necessarie certezze per ricostruire nelle zone colpite dal terremoto - ha dichiarato alla Leopolda Paola De Micheli, nuovo commissario alla ricostruzione post sisma in Umbria, Lazio, Marche e Abruzzo - ora il tessuto sociale sta rinnovandosi e lentamente sta riprendendo la vita normale.

Conclusioni a dir poco azzardate che hanno mandato su tutte le furie i comitati dei terremotati che parlano di “offesa nei confronti di tutti i terremotati”.

Renzi: ‘Se perdo il referendum lascio la politica’

La notizia più fake di tutte le fake news pronunciate da Matteo Renzi resta sicuramente la promessa, poi rivelatasi falsa, di abbandonare la vita politica in caso di sconfitta nel referendum costituzionale del 4 dicembre 2016. La promessa da boyscout venne addirittura ripetuta a più riprese, almeno 5 tra il 2015 e il 2016. Il referendum, come tutti sanno, non andò male per l’ex premier, ma malissimo. Lui lasciò solo la poltrona di Palazzo Chigi, rimanendo saldamente alla guida del Pd.

#enricostaisereno

Un’altra perla tra le fake news targate Matteo Renzi è quella che coinvolse all’inizio del 2014, suo malgrado, l’allora premier Enrico Letta. L’hashtag #enricostaisereno, coniato dal ‘bomba’ di Rignano, rimarrà negli annali della dialettica politica, visto che il suddetto Letta pochi giorni dopo fu costretto alle dimissioni proprio da una fronda interna al suo partito.

Vitalizi, Pil e Lavoro

Sull’abolizione dei vitalizi per i parlamentari Renzi fa promesse fin dal lontano 2011, quando era ancora sindaco di Firenze. Ma la legge promossa dal renziano Matteo Richetti resta arenata in Senato a causa dei veti incrociati posti proprio da diversi membri del Pd. Mirabolanti anche le dichiarazioni su Pil in ripresa e Italia che riparte.

Peccato che i dati reali descrivano un’Italia ancora ben al di sotto dei livelli pre crisi del 2007. Sul Lavoro, poi, il milione di posti sbandierati da Renzi, merito del suo Jobs Act, sono per la maggior parte a tempo determinato, precari e riguardano soprattutto gli over 50, costretti a rimanere al loro posto di lavoro dalla riforma delle pensioni di Elsa Fornero.

Banche, Ue, Grandi Opere e auto blu

Anche sulla questione dei crack bancari, Matteo Renzi ha una visione molto personalizzata. Intanto, parla di “severità esemplare” nel caso di Banca Etruria, l’istituto di cui Pier Luigi Boschi divenne vicepresidente subito dopo che la figlia Maria Elena fu nominata ministro del governo Renzi. Anche il giudizio su Mps “banca risanata” su cui “investire è un affare” si è rivelato una colossale fake news.

Cortocircuito mediatico anche sull’azione dell’Ue, prima appoggiata sfegatatamente nel 2011 in occasione della lettera che costò le dimissioni al governo Berlusconi, e poi criticata aspramente nel 2017 quando la stessa missiva è stata recapitata al governo Gentiloni, sua diretta emanazione. Fake news a go go anche sulle Grandi Opere come Tav Torino-Lione e ponte sullo Stretto di Messina, prima osteggiate quando non era al potere, e poi appoggiate nel momento in cui gli interessi di Palazzo hanno preso il sopravvento. Chiudiamo, ma l’elenco potrebbe essere ancora lungo, con le auto blu che Renzi aveva promesso di ridurre drasticamente nel 2014, salvo poi farsi sfuggire la situazione di mano e comprarsi addirittura un mega aereo. Fake news.