Ancora una volta si torna a parlare dello scontro tra una Ong e un Paese europeo. Il clima in Europa non è dei più favorevoli, complice l'insediamento al ministero dell'Interno italiano di Matteo Salvini, ma anche di un' Europa sempre più populista e con governi, quali quello ungherese e austriaco, che di certo non stendono un tappeto rosso alle organizzazioni che si occupano del recupero dei migranti nelle acque del Mediterraneo.

Il Times of Malta racconta di come tre attivisti della Sea Watch, una nave Ong, siano stati sanzionati da Malta e condannati a pagare una multa di 6,000 euro. La colpa di cui si sarebbero macchiati i protagonisti della vicenda sarebbe quella di aver scritto sui muri del ponte Kappara degli slogan inneggianti ad una maggiore apertura dei porti per le Ong.

Individuati i tre responsabili

I colpevoli della 'bravata' sono stati identificati dalle autorità maltesi: si tratta di Daniel Tamino Bohm (studente di 27 anni), il 35enne Jelka Elena Kretzschmar e Marco Muller, 26enne svizzero. Secondo il media maltese, i tre sarebbero stati arrestati dalle autorità locali per aver imbrattato con delle scritte la struttura del Kappara Bridge, all'interno del territorio dell'isola.

La polizia sarebbe giunta sul luogo dopo aver ricevuto una segnalazione che li avvertiva di alcune persone intente ad imbrattare i pilastri del ponte con scritte quali "Porti aperti" e "Libertà per le barche". Messaggi che, evidentemente, potrebbero trovare anche larga condivisione da parte di quanti perorano la causa delle Ong, ma che sono diventati comunque espressione di un atto vandalico punito in maniera esemplare da Malta.

I tre hanno manifestato pentimento

Secondo, infatti, quelle che sono le indiscrezione i tre avrebbero ricevuto una sanzione pecuniaria da parte dell'Autorità per i Trasporti di La Valletta pari a circa 6000 euro. A rendere meno grave la posizione degli attivisti ci sarebbe stato l'intervento del loro legale che avrebbe garantito che i protagonisti della storia, oltre a manifestare pentimento, sarebbero pronti a risarcire il piccolo stato dei danni generati.

''Volevano esprimere la loro posizione, ma lo hanno fatto nel modo sbagliato'', avrebbe ribadito il legale, aggiungendo che i suoi imputati, oltre ad avere ammesso immediatamete la loro colpevolezza, non si sono lamentati nemmeno del prezzo ''gonfiato'' della richiesta di danni. La Corte, fidandosi dei propositi espressi, avrebbe perciò concesso la scarcerazione.