In un’intervista rilasciata a Repubblica, l’ex governatrice di Bamiyan Habiba Sarabi parla delle difficoltà nella trattativa fra la delegazione governativa e i talebani per decidere il futuro dell’Afghanistan, ora che le truppe americane e quelle della Nato verranno ritirate dal territorio afgano: "Non c'è dialogo con i talebani, non vengono neanche a sedersi al tavolo".

Il ritiro delle truppe e la preoccupazione per un ritorno al passato buio dei talebani

Il 14 Aprile, dalla Casa Bianca, Biden ha annunciato ufficialmente il ritiro delle truppe Usa a partire da maggio per concludersi entro l'11 settembre, data simbolica per l’America e per il mondo.

Adesso tocca ai talebani tener fede ai loro impegni contro il terrorismo, rispettando l'accordo di Doha, che i talebani continuano a ritenere l’unica strada possibile per una soluzione diplomatica al conflitto.

Nell'intervista Habiba Sarabi, avvocato e politico per i diritti femminili, nonché unica leader donna nella delegazione di 12 membri del governo afghano che partecipano al tavolo di negoziazione con i talebani a Mosca, esprime le sue preoccupazioni per un negoziato che "non va bene, non va per niente bene".

Parla di un tavolo di discussione dove manca il dialogo tra le parti: "È una settimana che di fatto non c'è colloquio. Le delegazioni di alto livello non s'incontrano".

La questione femminile al centro dell’impegno di Sarabi

Ministro della condizione femminile durante il governo Karzai dal 2002 al 2004, Habiba Sarabi non ha mai smesso di occuparsi della questione femminile in un paese dove le donne devono ancora lottare per potersi affermare.

La situazione attuale, purtroppo, non può che creare ulteriori preoccupazioni. Infatti i talebani continuano ad assicurarle che garantiranno i diritti femminili secondo la legge islamica, ma senza fornire la garanzia che a essere seguita non sarà la legge islamica oscurantista dei talebani, ma bensì la loro, che è aperta e inclusiva.

La paura è, quindi, che con il ritiro delle truppe straniere le donne possano tornare vittime dei talebani perdendo i progressi conquistati sino a oggi.

Infatti sono tante le donne afgane, che mai come prima nella storia, si sono fatte strada nella Politica e nella società, studiano e hanno progetti, e queste donne vanno protette e tutelate: "Non ci saranno i soldati stranieri a garantirci, né i governi: tutto si deciderà a questo tavolo, fra noi e i talebani".

Quello che vorrebbe Sarabi sarebbe la stipula di un documento scritto e firmato che possa indicare impegni precisi su istruzione, rappresentanza politica, lavoro, diritti civili e sociali delle donne nel paese. Magari non sarà una soluzione, ma almeno rappresentare un inizio.

L’appello ai Paesi occidentali a non abbandonare la sua battaglia

Quello che il leader delle donne afgane chiede all’Occidente è un accorato appello a non abbandonarle, lo sconforto è nelle sue parole quando dice: "Gli occidentali continuano a dire che ci sosterranno: come? Se ne stanno andando, noi invece restiamo".

Con il ritiro delle loro truppe infatti cresce la paura per un ritorno inesorabile a un passato già vissuto e quindi la richiesta è quella di appoggiare quelle iniziative, come quella turca, che ha la possibilità di far presa sui talebani, ed evitare quindi che le donne afgane possano "perdere tutti i progressi che con tanta fatica ci siamo conquistate".