La crisi economica del biennio 2011-2012 ha colpito il commercio e il modo con cui le persone si approcciano all'acquisto di beni di ogni origine e necessità. Esonoproprio queste nuove tendenze che hanno dato modo ai vari commercianti stranieri di aprire molti negozi nella Capitale.

Un modo di fare commercio diametralmente opposto rispetto a quello a cui eravamo abituati negli anni '80 e che acutizza un altro problema, ovvero quello della tassazione: questa situazione spinge molti piccoli artigiani a vendere la propria attività o, per dirla in dialetto, "a chiudere bottega".

Una situazione che sta aggravando non solo la microeconomia, ma che di conseguenza ricade sulle grandi aziende che prima potevano far affidamento anche sui rivenditori di fiducia, per avere un "corner" dove poter vendere i propri prodotti.

La crescita incessante dei nuovi minimarket

Camminando in qualsiasi strada di Roma, eravamo spesso abituati a vedere le vetrine dei vari minimarket, in cui si vendevano prodotti tipici della cucina romana. Negli ultimi cinque anni, questi minimarket sono ancora presenti, ma nella maggior parte dei casi i titolari hanno ceduto la loro attività, spesso svalutando il proprio lavoro.

Ora al loro posto troviamo molti negozi in cui la frutta e la verdura a poco prezzosonoin bella esposizione: il costo relativamente basso spinge molti ad acquistare da questi negozi, favorendo unpeggioramentodella nostra agricoltura, perché spesso la provenienza di tali prodotti è pressoché sconosciuta.

Una situazione che approfitta della crisi ma anche di quel modo diverso di pensare, modificato da una situazione resa insostenibile da diversi fattori.

Gli outlet asiatici

Non solo minimarket, ma anche grandi outlet. Vestiti, prodotti elettronici e tanto altro, spesso, alla metà o ad un terzo del loro costo: è questa la nuova tendenza degli outlet cinesi, che al loro interno contengono di tutto.

Spesso infatti si acquistano abiti di bassa fattura, danneggiando in qualche modo le aziende nazionali. Tanti marchi nostrani hanno chiuso i battenti proprio perché le persone preferiscono i prodotti provenienti da questi outlet: un vero e proprio colpo ad un'intera economia.

Inoltre non bisogna escludere il personale: molti negozi o minimarket stranieri hanno sviluppato una vera e propria microeconomia nella Capitale, anche perché i proprietari assumono sì personale italiano, ma per la maggior parte il personale assunto è straniero, il che aumenta anche in maniera indiretta il flusso migratorio.

Spesso infatti vengono fatti dei controlli, i quali però sono sommari e sorvolano sull'autenticità di queste assunzioni.

Una tendenza che sta rivoluzionando l'economia di Roma e di conseguenza quella nazionale che, spesso, se mal interpretata, acutizza l'avversione nei confronti degli stranieri. Un problema non semplice da risolvere o da moderare, che sta creando non pochi disagi agli abitanti romani.

LOTTA AL COMMERCIO ABUSIVO È PRIORITÀ ASSOLUTA

La lotta al commercio abusivo è una delle mie battaglie più grandi, da sempre. Vedere le strade di Roma, soprattutto quelle del centro, diventare mercatini improvvisati, con bacchetti o con merce contraffatta in bella mostra per terra è uno spettacolo indecoroso a cui non vorremmo più assistere. Il danno che ne deriva è doppio, di immagine per Roma e di indotto economico per i commercianti regolari. Per fermare tutto questo vanno aumentati i controlli sul territorio. Bisogna potenziare il ruolo della Polizia Municipale, mettendo gli agenti nelle condizioni di far rispettare la legge così da rispondere ai bisogni dei cittadini. Serve però un intervento sul corpo della polizia municipale e vanno risolti i problemi legati alla riorganizzazione del servizio, alla valorizzazione delle competenze e alla dotazione dei mezzi.