Il clima di tagli indiscriminati che aleggia sulle amministrazioni pubbliche rischia di ripercuotersi, è noto, sulle categorie più deboli, ma questa volta la protesta dovrebbe essere un coro univoco di vergogna.
Stiamo parlando delle oltre 60 mila persone colpite da malattie infettive contratte a seguito di trasfusioni di sangue non controllato, cui è stato riconosciuto un indennizzo di 540 euro al mese che dal 3 luglio potrebbe non essere più versato.
Lo scandalo del sangue infetto
La vicenda ha inizio all'inizio degli anni Novanta, quando furono immesse nel mercato dei farmaci emoderivati sacche di sangue non controllato, causando una vera e propria strage silenziosa di cui, ancora oggi, è difficile definire la portata.
Secondo i calcoli del Comitato Vittime del Sangue Infetto, lo scandalo esploso vent'anni fa è solo la punta dell'iceberg di una prassi criminale che ha fatto, a partire dagli anni Sessanta, oltre 4000 morti, oltre alle centinaia di migliaia di persone che hanno contratto AIDS, epatite B, epatite C ed altre malattie infettive.
Ma è solo con lo scandalo esploso ai tempi di Tangentopoli che lo Stato interviene con una legge, la numero 210 del 1992, che istituisce un fondo destinato al risarcimento delle vittime, ammettendo in questo modo le proprie responsabilità nei confronti dei contagiati che, in moltissimi casi, hanno perso la vita.
Nel 2001, lo Stato trasferisce la competenza dei risarcimenti alle Regioni ma il trasferimento dei fondi viene sospeso nel 2012, costringendo le Regioni a provvedere con le proprie risorse.
Ora, nel corso della conferenza Stato-Regioni, queste ultime hanno annunciato la sospensione dell'indennizzo, chiedendo la convocazione di una riunione straordinaria sull'argomento, nella quale definire il rimborso del credito maturato negli anni 2012 e 2013 (325 milioni di euro) e le competenze per i prossimi anni.
Competenze che, nel frattempo, sono salite a circa 200 milioni di euro l'anno in virtù della sentenza della Corte Europea per i Diritti Umani che, nel 2013, ha accolto il ricorso di un gruppo di vittime delle trasfusioni, riconoscendo agli stessi la rivalutazione dell'indennità in base al tasso d'inflazione.
Nel caso in cui non si riesca a trovare una soluzione, le vittime di questa vergogna taciuta, dovranno subire l'ennesimo affronto di non vedersi più riconosciuto un diritto acquisito in una vicenda che le vede vittime di quella che definiscono una Strage di Stato per la quale nessuno ha penalmente pagato.