L'epidemia di Ebola, la febbre emorragica che da mesi infesta l'Africa occidentale, ha fatto la sua vittima più eccellente: è morto in Sierra Leone il dottor Sheik Umar Khan, virologo di 39 anni che lottava in prima linea contro la diffusione del contagio. Considerato per la sua attività "eroe nazionale", Khan aveva contratto il virus nell'ospedale di Kailahun, gestito da Medici Senza Frontiere, dove aveva in cura un centinaio di pazienti contagiati dal terribile virus. Il mese scorso, lo stesso medico aveva dichiarato in un'intervista di temere il contagio a causa delle difficili condizioni in cui si opera e dell'aggressività del virus.

L'esposizione del personale medico e paramedico è testimoniata dal fatto che nello stesso ospedale, pochi giorni fa, erano deceduti 3 infermieri, mentre in Liberia è deceduto Samuel Brisbane, uno dei medici più esperti del paese.

  • Il bilancio dell'epidemia

La più grande epidemia di ebola della storia, come è stata definita dall'Organizzazione Mondiale per la Sanità, ha fatto registrare dall'inizio dell'anno oltre 1200 contagiati, con 700 decessi. Sviluppatosi inizialmente in Guinea, il contagio si è esteso prima in Liberia e poi in Sierra Leone, spingendo l'organizzazione umanitaria Medici Senza Frontiere, particolarmente attiva nel contrasto al contagio, a definire la situazione "fuori controllo", con sviluppi difficili da prevedere.

Parole che sembrano trovare conferma nella notizia della morte di un cittadino liberiano a Lagos, capitale della Nigeria, segno che i focolai del contagio continuano a crescere, nonostante le misure di prevenzione messe in atto.

  • Allarme in Gran Bretagna

Dopo gli ingiustificati allarmismi della prima ora, l'aggravarsi della situazione in Africa occidentale sta spingendo anche i paesi europei ad alzare la soglia di attenzione, a cominciare dalla Gran Bretagna, dove l'arrivo dalla Nigeria di un passeggero con sintomi del virus all'aeroporto di Birmingham ha allarmato l'opinione pubblica al punto da spingere il premier David Cameron a convocare per le prossime ore una riunione interministeriale straordinaria, come avviene solo in caso di questioni di urgente priorità.

Pur rivelandosi, quello di Birmingham un falso allarme, il ministro degli esteri britannico Philip Hammond non ha esitato a dichiarare in un'intervista alla Bbc: "Il virus rappresenta ormai una minaccia per il nostro Paese". Sui reali rischi di contagio in Europa, è intervenuta una nota della Commissione UE secondo la quale "il rischio che il virus Ebola si diffonda in Europa è al momento basso".

Attenzione alla diffusione del contagio anche negli Stati Uniti, emotivamente coinvolti nel seguire gli sviluppi dalla vicenda dei medici volontari statunitensi Kent Brantly e Nancy Writebol che hanno contratto il virus nel corso della loro opera di assistenza in Liberia. Anche gli esperti americani, concordano col fatto che la possibilità che l'infezione si propaghi al di fuori dell'Africa occidentale è estremamente remota, anche se conviene essere preparati ad una simile eventualità.

  • Origini e sintomi del virus

Il virus, per il quale non esistono antidoti, ha una mortalità del 90 per cento. Si ritiene abbia origine dai pipistrelli e si trasmette tra gli esseri umani attraverso lo scambio di fluidi corporei come sangue e secrezioni.

I sintomi sono diarrea, vomito, febbre alta e, in alcuni casi emorragie, e si manifestano entro un periodo di incubazione di 21 giorni. Le condizioni di affaticamento dei soggetti contagiati sono tali da rendere molto improbabile che possano intraprendere lunghi viaggi e, quindi, diffondere il contagio in luoghi molto lontani dal focolaio. E' proprio quest'ultimo l'elemento che spinge le autorità europee e statunitensi a tranquillizzare l'opinione pubblica circa l'arrivo del virus alle nostre latitudini; nel frattempo, ci si premunisce aumentando i controlli negli aeroporti.