Assumere ferro con la dieta fa bene, si sa, poiché questo è coinvolto in moltissimi processi biofisiologici. È necessario alla fabbricazione dell'emoglobina, che trasporta l'ossigeno nel sangue e si può trovare in diversi alimenti: nei legumi, nel tuorlo dell'uovo, nei vegetali a foglia scura (come gli spinaci) ed anche nelle carni rosse. Nell'adulto sono necessari 10 mg al giorno. Una carenza di questa sostanza provoca l'anemia, evenienza tutt'altro che rara poiché l'organismo assume solo una modesta percentuale di questo. L'University of Public Health Bloomington, in India, e in particolare il Dipartimento della Scuola di Epidemiologia e Biostatistica, che è presieduto da Jacob Hunnicutt, Ka Lui e Pencheng Xun, ha condotto uno studio che vedrebbe correlato il consumo di carni rosse con l'aumento di malattie coronariche.
Il rischio, secondo questa ricerca, aumenta fino al 57%. Lo studio è stato condotto su 292.454 partecipanti, che sono stati tenuti sotto controllo in un periodo di tempo di 10,2 anni, e si è basato sul differente assorbimento dei due tipi di ferro che sono assumibili dall'uomo, il ferro eme ed il cosiddetto ferro non eme. Il ferro eme è il più biodisponibile e quindi è maggiormente assorbito rispetto al ferro non eme (37% contro 5%).
La sua funzione è catalizzare l'ossidazione del colesterolo LDL (il cosiddetto colesterolo "cattivo") e portare così all'infiammazione di alcuni tessuti, tra cui quello cardiaco. Eliminare quindi il consumo di carni rosse può essere di conseguenza una buona soluzione?
No, visto che si può rimediare con un sistema naturale in caso di traumi, l'emorragia, oppure, nelle donne, con il ciclo mestruale. Un metodo meno doloroso e più efficace è quello della donazione regolare di sangue. Chi non può donare oppure nelle donne in menopausa, una soluzione, riporta il sito 'MediMagazine', potrebbe essere rappresentata dall'assunzione di bevande come il tè oppure di caffè, che inibiscono, almeno parzialmente, l'assorbimento del ferro.