'Solo alla morte non c'è rimedio' dice un vecchio dettopopolare, infallibile come tanti altri. L'essere umano fin dal Medioevo – epocanella quale il pensiero scientifico si mischiava ancora con la superstizione,non essendo ancora giunto l'Illuminismo che li separò nettamente - ha semprecercato di porvi rimedio, cercando soluzioni che potessero finalmente darel'Elisir di lunga vita.

Negli ultimi anni invece, a questa speranza si èaffiancata quella di cercare quanto meno di sapere quando scoccherà la propriaora. E la tecnologia ha alimentato questa fantasia, prima con test sul pc, poicon recenti applicazioni. Certo, se avranno azzeccato non potremo mai saperlo,visto che saremo avvolti in un sonno eterno. Ma almeno, in cuor nostro,speriamo che questi test dicano il più tardi possibile. Del resto, conoscerequando è scoccata la nostra ora, è anche controproducente, giacchéinfluenzerebbe negativamente tutti i giorni che ci separano da quel momento.

Ma fantasie, psicologia e tecnologia a parte, arriva unnuovo Test che se proprio non si presenta come il Nostradamus del nostro spaziovitale, quanto meno è utile per metterci in guardia sulla nostra condotta divita.

Ed è così convincente, da essere già stato pubblicato su The Lancet,gloriosa rivista scientifica. A idearlo è stato proprio un italiano, AndreaGanna - statistico – coadiuvato da ErikIngelsson, ricercatore del Karolinska institut di Stoccolma. Proprioquell'Istituto di cui vi abbiamo parlato avendo rivelato che il rumore dellacittà fa ingrassate. Di cosa si tratta questo questionario?

Come hanno ideato il test

Come riporta IlSole24Ore, lo studio analizza mezzo milionedi cittadini inglesi. Un campione molto ampio dunque. Hanno ideato un algoritmoche declina a 655 fattori quelli correlati alla morte, che vanno dallademografia agli stili di vita, sulla base degli elementi raccolti fra il 2006 eil 2010 e applicati a 8500 persone decedute.

Attraverso questi elementi, iricercatori vogliono mettere in guardia le persone sul proprio stile di vita,dicendo loro che, eventualmente, se continuano in un determinato modo rischianodi morire nei prossimi cinque anni. Alcuneabitudini da evitare sono scontate, come il fumo, altre meno. Avere due autoapparentemente riduce il rischio di mortalità anche se non è evidente come.Camminare lentamente è invece elemento che consente di predire un possibile vicino trapasso. Vivere in coppia aiuta, al di là delle dinamicheinterne alla stessa.

Qualche esempio

Il questionario, messo a punto dalla coppia di colleghiitalo-svedese, è destinato a soggetti di età compresa fra i quaranta e isettant'anni, individuando quella che chiamano la “ubble age” ovvero l'età piùprossima a quella media.

Pertanto, chi risulta più vecchio di questo puntomediano ha maggiori probabilità di morire nei prossimi cinque anni. Prendendotra i fattori quello del camminare piano, se lo fa una persona tra i quaranta ei cinquantadue anni, ha quasi quattro volte di più probabilità di dipartire nel successivo quinquennio di chi invece cammina con un passo considerato di tipo medio dal questionario.

Il test è disponibile sul portale Ubble e magari potetefarlo per curiosità. Senza dargli troppo peso ovviamente. Del resto un modo persconfiggere la morte ce la da' il cantautore emiliano Luciano Ligabue nellacanzone L'amore conta, individuandolo proprio nell'amore: 'L'amore conta,conosci un altro modo per fregar la morte?"