La notizia è stata diffusa dall'IARC, l'agenzia internazionale per la ricerca sul cancro di Lione che fa parte dell'Organizzazione mondiale della sanità: le carni rosse ma soprattutto quelle lavorate e cioè gli insaccati potrebbero risultare cancerogene per l'uomo in quanto contengono sostanze responsabili dell'insorgere di tumori soprattutto allo stomaco, al colon o alla prostata.
Sulla base di circa 800 studi condotti da 22 esperti sulla relazione fra cancro e consumo di proteine animali e del rapporto redatto dallo staff dell'Iarc, le carni rosse come quelle bovine, suine ma anche di cavallo, pecora, capra e agnello sono state indicate come probabile causa dell'insorgere del cancro e classificate nel gruppo 2A.
Più pericolose le carni lavorate
Le carni lavorate, ovvero insaccati, wurstel, carni essiccate o in scatola, sughi a base di carne, salumi e carni affumicate sono state inserite, in seguito agli studi condotti dall'Iarc, nel gruppo 1 e cioè fra le 115 sostanze più cancerogene al pari di amianto, fumo, benzene ed arsenico.
Secondo l'Oms è il processo di lavorazione e di conservazione di questi alimenti che ne determina la pericolosità e più il consumo è alto, più il rischio è elevato.
Gli oncologi: niente allarmismi
L'invito a consumare meno carne rossa, una o due volte la settimana, ed a limitare il consumo di carni lavorate può essere un invito a ritornare ad una sana dieta mediterranea, come ha commentato il presidente dell'Associazione italiana di oncologia medica, Carmine Pinto che ha inoltre dichiarato come i dati riportati dall'Iarc confermino qualcosa di già risaputo e cioè la presenza, in questi alimenti, di conservanti e sostanze prodotte da combustione che sono legati alla comparsa di alcuni tipi di cancro.
Quindi, soprattutto per quanto riguarda le carni rosse, non esiste una soglia oltre la quale si possa essere esposti al rischio di ammalarsi di cancro, si tratta solo di quantità e di modalità di consumo.
Carni italiane più sane secondo la Coldiretti
Secondo la Coldiretti, le carni italiane sono le più sane e controllate in quanto non trattate con ormoni, più magre e lavorate nel rispetto di rigidi disciplinari produttivi 'doc' per assicurare Benessere e cibo di qualità agli animali. Non per niente gli italiani sono fra i più longevi nel mondo. I dati riportati dall'Oms sono stati eseguiti su vasta scala e si riferiscono anche a paesi, come gli Stati Uniti, che consumano più carne rispetto agli italiani e dove gli animali non sono allevati come da noi. Anche per quanto riguarda le carni lavorate, il procedimento di conservazione in Italia è differente perché eseguito mediante salatura e non per affumicatura, metodo messo sotto accusa dall'Oms.