Alcuni ricercatori dell'Università dell'Oregon, negli USA, sono riusciti ad arrestare per ben due anni la progressione della sclerosi laterale amiotrofica (SLA) nel topo, un modello ampiamente utilizzato per studiare la grave malattia neurologica, ripristinando una normale aspettativa di vita. Risultati di questo rilievo non sono mai stati ottenuti prima e sono stati di recente pubblicati sulla rivista 'Neurobiology of Disease'

La mutazione genetica che uccide i neuroni nella SLA

La SLA fu identificata come malattia progressiva e letale del sistema nervoso alla fine del 1800 e divenne nota a livello internazionale nel 1939, quando fu diagnosticata a Lou Gehrig, leggenda del baseball americano da cui prende il nome.

I sintomi e i segni della SLA sono dovuti alla degenerazione (sclerosi) dei motoneuroni del midollo spinale, ovvero i neuroni che controllano la contrazione volontaria dei muscoli. La SLA è stata anche associata alla mutazione genetica di una proteina che si chiama superossido dismutasi 1, indicata per brevità con la sigla SOD1. La proteina SOD1 è un enzima che normalmente concorre insieme ad altri enzimi a neutralizzare i radicali liberi dell'ossigeno prodotti dal metabolismo dei neuroni.

Non è chiaro il meccanismo attraverso cui la SOD1 mutata porta alla morte i motoneuroni spinali, ma si ritiene che essa tenda a formare degli aggregati insolubili e tossici per i neuroni stessi.

Inoltre, la SOD1 mutata danneggerebbe indirettamente i mitocondri, gli organuli che riforniscono la cellula di energia chimica, per accumulo di radicali liberi dell'ossigeno.

Il rame-ATSM stabilizza la proteina mutata e blocca la neurodegenerazione

"In condizioni fisiologiche la SOD1 funziona al meglio quando è legata al rame", spiega in apertura il professor Beckman, a capo del gruppo di ricercatori americani, "purtroppo nella SLA il rame viene assorbito con difficoltà dai motoneuroni spinali e questo accelera la progressione della malattia. Noi abbiamo ipotizzato che fornendo rame in maniera sicura e rapida, tramite il composto rame-ATSM, avremmo potuto migliorare i segni della SLA". Infatti, i ricercatori americani hanno somministrato il rame-ATSM a topi con la SOD1 mutata ed hanno osservato un sorprendente arresto dei segni della SLA durato 2 anni.

"Non solo" aggiunge il professor Beckman, "ma abbiamo anche osservato che interrompendo il trattamento i segni ricomparivano e ripristinandolo i segni scomparivano di nuovo".  Il modello di SLA nel topo riproduce molto bene quello che accade nei malati di SLA. Inoltre, il composto rame-ATSM è ben tollerato dall'organismo umano, tanto che viene già utilizzato negli esami PET nell'uomo, e le quantità in eccesso vengono facilmente escrete. Per questi motivi i ricercatori americani ritengono che i risultati si possano replicare nell'uomo e per verificarlo si muovono a tappe forzate verso studi clinici controllati nei pazienti.