Attese che dovrebbero rimanere nell'ambito dei minuti ed invece sforano nelle ore, quando non nei giorni: è questo il destino che rischiano di dover fronteggiare i pazienti che entrano in un pronto soccorso italiano, in base ai dati raccolti dalTribunale per i Diritti del Malato di Cittadinanzattiva e di SIMEU (Società italiana della medicina di emergenza-urgenza). La ricerca ha preso in considerazione 93 strutture di emergenza, con un numero di persone intervistate fra pazienti e familiari pari a 2.944.

Non solo la velocità

La rilevazione, effettuata tra maggio e novembre dell'anno scorso, non ha valutato i pronto soccorso italiani solamente dal punto di vista della velocità di ricovero, ma ha anche preso in considerazione altri aspetti di grande importanza comel’attenzione alla privacy e alla riservatezza, le procedure di comunicazione tra struttura sanitaria, operatori e familiari o anche la presenzadi spazi dignitosiper i pazienti terminali.Per quanto riguarda i tempi di attesa, è stata operata una distinzione fra le diverse fasi attraverso le quali deve passare il paziente dopo il suo arrivo nel pronto soccorso.

È stataquindi presa in considerazionel'attesa per la valutazione al triage all’arrivo, quella per il primo accertamento diagnostico ed infine quella per il ricovero in altro reparto. Per la valutazione al triage i tempi sono relativamente brevi: nelle strutture esaminate si va dai 9 ai 17 minuti. Il primo accertamento diagnostico è invece ovviamente influenzato dal codice che è stato assegnato al triage: andiamoda un minimo di 22 minuti per un codice giallo ad un massimo di 98 minuti per un codice bianco.

48 ore di attesa in 2 casi su 10

Come detto, i dati che più fanno riflettere sono quelli del tempo che trascorre dal primo contatto in pronto soccorso al ricovero in ospedale. La media rilevata è stata inferiore alle due ore e mezza nei DEA (Dipartimenti di Emergenza Urgenza) di II livello, è salita fino a sopra le tre ore nei pronto soccorso e ha sfiorato le cinque ore nei DEA di I livello.

Complessivamente, i pronto soccorso nei quali si ottiene il ricovero entro le 12 ore sono il 40%; stessa percentuale per quelli nei quali si viene ricoverati tra le 24 e le 48 ore di attesa; nel rimanente 20% dei casi si deve invece attendere oltre due giorni.

Poca riservatezza

La qualità di un pronto soccorso non dipende però soltanto dalla tempestività.

La ricerca ha permesso di mettere in luce come, se da una parte le barriere architettoniche sono praticamente assenti (e ci mancherebbe altro), dall'altrasono invece molto forti le cosiddette "barriere sensoriali": ad esempio,meno del 10% delle strutture prese in esame ha accorgimenti per non vedenti-ipovedenti. Un dato difficile da accettare, anche più del 40% di pronto soccorso che non sono dotati di carta igienica.

Di certo si tratta di un aspetto sul quale bisognerà migliorare, proprio come quello della mancanza di privacy e riservatezza, un problema percepito dal 30% dei pazienti interpellati.

'Garantire la dignità delle persone'

"C’è bisogno di una migliore e più trasparente gestione dei posti letto per evitare affollamenti, il sovraccarico del personale e garantire la dignità delle persone", commenta Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva. "È grave infatti che solo il 45% dei DEA I livello abbia conoscenza in tempo reale dei posti letto disponibili nei reparti di tutta la struttura. Chiediamo che la presenza del familiare sia un diritto e non un favore da chiedere di volta in volta.

E infine si lavori ancora sui fondamentali che oggi scontati non sono: sapone, carta igienica, bagni separati e per le persone con disabilità, barriere sensoriali, informazione al paziente e ai suoi familiari, rispetto della riservatezza e della privacy, attenzione al dolore e alla sofferenza".