L’ipertensione è un problema di Salute pubblica ed è il maggior fattore di rischio di malattie cardiovascolari, cerebrovascolari e renali; l’eziologia è determinata da fattori genetici e ambientali, ma la causa esatta non è stata ancora precisata.

Una scoperta che fa luce sulle cause ci viene da un gruppo di ricerca del Dipartimento di Cardiologia, del Beijing ChaoYang Hospital, in Cina; gli scienziati hanno condotto un’analisi del microbiota (sui geni e sui metaboliti, sostanze della flora batterica intestinale) in 41 pazienti sani, 56 pre-ipertesi e 99 ipertesi.

Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista BioMed Central nel febbraio 2017.

I pazienti pre-ipertesi ed ipertesi presentavano un profilo simile del microbiota e una minore diversità di batteri rispetto ai soggetti sani. Risultavano dominanti, in particolare, i batteri gram-negativi Prevotella e Klebsiella, produttori di endotossine batteriche ad azione infiammatoria per i tessuti; inoltre, quando è stato trapiantato il microbiota degli individui ipertesi nei topi germ free (privi di germi e ipo-tesi), questi ultimi sono diventati ipertesi.

L’alterazione del microbiota intestinale (disbiosi) contribuisce, quindi, alla patogenesi dell’ipertensione.

Il ripristino dell’omeostasi del microbiota (eubiosi), mediante dieta e stile di vita corretti (riduzione del peso, esercizio fisico e buona idratazione) è una strategia vincente ancor prima dell’intervento farmacologico, già nei soggetti pre-ipertesi.

Malattie e microbiota

In precedenti studi erano state individuate associazioni tra disbiosi e comparsa di malattie come cirrosi epatica, artrite reumatoide, diabete di tipo 2, aterosclerosi e cancro al colon retto. In tali circostanze è stato riscontrato l’aumento di alcuni ceppi batterici: Firmicutes nell’ipertensione e Prevotella nell’artrite reumatoide, che favoriscono, entrambi, lo sviluppo dell’infiammazione.

Più recentemente sono stati condotti esperimenti di trapianti di microbiota umano raccolto dalle feci di altri uomini, con lo scopo di rimodellare il microbiota intestinale e contrastare obesità, depressione, infiammazione cronica, malattie epatiche ed aterosclerosi.

La sperimentazione

E' stata condotta su pazienti pre-ipertesi, definiti coloro che hanno una pressione arteriosa sistolica tra 130 e 139 mmHg, oppure una pressione diastolica tra 85 e 89 mmHg; su ipertesi con una pressione sistolica maggiore di 140 mmHg o diastolica maggiore o uguale a 90 mmHg.

I ceppi di batteri intestinali sono stati identificati mediante sequenziamento totale del DNA batterico di campioni fecali da 196 individui (sani, pre-ipertesi e ipertesi), non fumatori e non sottoposti a determinate terapie farmacologiche (statine, aspirina, metformina, nifedipina e metoprololo).

Negli ipertesi, oltre alla prevalenza di alcuni microbi ad azione pro-infiammatoria, è stato osservato un impoverimento dei batteri coinvolti nella sintesi e nel trasporto di aminoacidi essenziali per la salute umana (lisina, istidina, leucina e serina), nell’ utilizzo degli acidi grassi e dei saccaridi e nel metabolismo delle purine.

Ciò ha suggerito un danneggiamento del metabolismo energetico.

Gli effetti di questi meccanismi biochimici sono stati la vasocostrizione renale, l’innesco di uno stato pro-infiammatorio del tessuto vascolare, la diminuzione dell’ossido nitrico (vasodilatatore) e l’attivazione del sistema renina-angiotensina, confluenti nell’ipertensione.