Sempre più dati giungono a sostegno del fatto che la patogenesi di malattie croniche infiammatorie (sindrome del colon irritabile, cancro, diabete e asma) può dipendere dalla disbiosi del microbiota intestinale (alterazione della flora batterica) causata da antibiotici, eccessiva igiene, dieta sbilanciata. Lo squilibrio della simbiosi uomo-batteri conduce ad uno stato pro-infiammatorio dei tessuti.
La prevenzione di insorgenza delle malattie può essere facilitata mantenendo la flora batterica in eubiosi.
Nel lavoro pubblicato sulla rivista Trends in Microbiology nel febbraio 2017, è stato riportato che i batteri intestinali simbionti (lattobacilli e bifidobatteri) hanno un effetto protettivo sulla mucosa intestinale, di difesa dai batteri patogeni e di protezione delle cellule neuronali, grazie al rilascio di composti bioattivi (metaboliti) come neuromediatori, polifenoli, vitamine e acidi grassi a corta catena.
Tramite lo studio di queste sostanze sono stati già individuati (e ne saranno identificati ancora) ceppi di batteri (probiotici) sempre più specifici per le proprie esigenze, da assumere in associazione a una dieta ottimale per contrastare le malattie.
La composizione del microbiota individuale influenza, infatti, la maggiore o minore protezione dalle malattie, e la risposta alle diete.
Evoluzione del microbiota
Il microbiota ha avuto un’evoluzione, nel tempo, in base ai cambiamenti alimentari dell’uomo.
Durante il periodo paleolitico, dai 2 milioni fino a circa 40.000 anni fa, era adattato a digerire carne, semi, frutta ed erbe spontanee perché l’uomo era un nomade, cacciatore-raccoglitore.
Nel periodo neolitico (circa 10.000 anni fa), con l’introduzione dell’agricoltura, si è modificato per metabolizzare anche cereali e derivati del latte, poiché l’uomo ha iniziato a condurre una vita stanziale, addomesticando animali e coltivando piante.
Nell’era moderna si è assistito ad una minore produzione di acidi grassi a corta catena e ad una maggiore proliferazione di enterobatteri patogeni, responsabili di varie infezioni, perché l’uomo assume un’elevata quantità di grassi saturi e zucchero, fa uso di conservanti e ha un introito limitato di ortaggi e frutta (fibre).
Metaboliti del microbiota
Negli ultimi dieci anni, grazie al sequenziamento del DNA, dell’RNA e alla metabolomica (Scienza che studia i prodotti metabolici dei batteri), sono stati individuati i metaboliti che hanno un effettivo impatto sull’ospite.
I più importanti sono gli acidi grassi a corta catena (acetato, propionato e butirrato; quest’ultimo, in particolare, regola la motilità intestinale, la barriera dell’epitelio intestinale e l’omeostasi immunitaria), le vitamine K2, folato B9, B12 e B2 prodotte dai microbi per le proprie richieste energetiche, ma utili anche all’ospite; la K è coinvolta nel metabolismo osseo e nell’insulino sensibilità; la B9 è necessaria per prevenire il cancro e l’anemia; la B12 è anti-demenza nell’anziano; la B2, contro i disordini neuromuscolari, neurologici e il cancro; i metaboliti attivi derivati dai polifenoli degli ortaggi ad azione preventiva del cancro alla mammella e prostata, della sindrome metabolica e del declino della funzione cognitiva; gli isotiocianati derivati dai glucosinolati delle crucifere, a potente effetto anti-stress ossidativo.