Secondo gli ultimi dati la longevità dipende poco dai geni anche se questi sono programmati per avere una vita media di 120 anni; necessita, invece, di essere conquistata giorno per giorno con una dieta sana nell’ambito di uno stile di vita corretto.
In un lavoro, pubblicato su Molecules nel gennaio 2017, è stata analizzata l’azione dei nutrienti della dieta sui geni coinvolti nell’invecchiamento e nella comparsa delle malattie. La Scienza che tratta questi argomenti è definita nutrigenomica.
E’ stato dimostrato che nutrienti come vitamine del gruppo B (semi oleosi, tuorlo d’uovo, ortaggi verdi, fegato), colina (tuorlo d’uovo, fegato), vitamina A (fegato, uova, ortaggi e frutta), resveratrolo (uva, prugne, frutti di bosco, frutta secca), curcumina (curcuma), sulforafano (broccoli, cavolfiori) e polifenoli del tè verde, sono modulatori epigenetici (modificano, cioè, la capacità di replicare il DNA cellulare); hanno un’azione anti-infiammatoria che contrasta l’azione delle malattie metaboliche e del cancro.
Attraverso la nutrigenetica, scienza che studia, invece, la variazione genetica (polimorfismo) di ciascuno di noi, è stato possibile individuare i rischi e i benefici degli alimenti e quindi prevedere la risposta ad una dieta specifica.
La prevenzione delle malattie si fonda, dunque, sul consumo consapevole degli elementi preziosi contenuti nei cibi, e sulla personalizzazione della dieta in base alle caratteristiche genetiche dell’individuo.
Nutrienti e genoma
La nutrigenomica ha rivelato che le sostanze contenute nei cibi possono modulare l’espressione dei nostri geni e i processi a valle coinvolti nella risposta infiammatoria (produzione dei radicali liberi, attivazione di NFKB, fattore di trascrizione che innesca l’infiammazione) presenti nelle malattie.
Possono, dunque, prevenire parecchie malattie (neurodegenerative, metaboliche, vedi diabete, cardiovascolari, invecchiamento e cancro), caratterizzate da alterazioni della replicazione del DNA (genoma).
La nutrigenetica consente di dare raccomandazioni sugli alimenti; poichè indaga sulle differenze genetiche nella popolazione (polimorfismi dei singoli nucleotidi) per evidenziare possibili fattori di infiammazione nell’individuo.
La fenilchetonuria è stato il primo caso individuato di un difetto di un singolo gene, trattato con una dieta a basso contenuto di fenilalanina.
Nutrienti e microbiota intestinale
E’ stato osservato che alcuni nutrienti come gli acidi grassi polinsaturi omega 3 (semi oleosi, pesce) e gli antiossidanti (frutta e ortaggi) promuovono le vie metaboliche anti-infiammatorie e mantengono il microbiota (flora batterica) in equilibrio.
Il corretto sviluppo del microbiota permette di migliorare la funzione immunitaria, ridurre lo stress ossidativo a carico delle cellule del sistema nervoso, endocrino, immunitario e di aumentare la longevità.
Una dieta iperlipidica (ricca di grassi saturi) e povera di fibre (frutta e ortaggi) riduce i Bifidobatteri (buoni) e promuove endotossemia metabolica (rilascio di tossine nell’organismo).