L’accumulo di grasso addominale dopo la menopausa è stato associato ad un’infiammazione di grado lieve e ad un aumento del rischio di malattie metaboliche (cardiovascolari e diabete di tipo 2). E’ necessario, dunque, individuare un metodo nutrizionale che sia efficace il più a lungo possibile.
A tale scopo, i ricercatori del Department of Public Health and Clinical Medicine, Umeå University (Svezia), hanno confrontato l’effetto di due tipi di dieta su donne sovrappeso/obese in menopausa, di età compresa tra 54 e 65 anni.
Sono state suddivise in due gruppi: ad uno è stata fatta seguire una dieta paleolitica, all’altro una dieta di controllo, per 2 anni. Sono stati raccolti campioni di sangue e biopsie di grasso nel corso del trattamento: al tempo 0, dopo 6 e 24 mesi, per monitorare la variazione dei parametri di infiammazione.
Il metodo nutrizionale paleolitico si è rivelato più efficace di quello nutrizionale di riferimento già nei primi 6 mesi di dieta, in termini di riduzione di grasso addominale, di indice di massa corporeo (BMI), di colesterolo LDL, trigliceridi e di marcatori di infiammazione nel tessuto adiposo e nel circolo sanguigno.
Il veloce raggiungimento di effetti benefici è stato spiegato con la bassa presenza di carboidrati e acidi grassi saturi e la contemporanea ricchezza di acidi grassi insaturi della dieta. Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista scientifica ‘Obesity’ nel maggio 2017.
Obesità addominale
Dopo la menopausa, con la diminuzione dei livelli di estrogeni, si assiste ad un accumulo di grasso viscerale; questo tipo di adipe è tossico per l’intero organismo, poiché induce uno stato infiammatorio di grado lieve in molti organi, una ridotta tolleranza al glucosio e una disfunzione metabolica
Per prevenire lo sviluppo del diabete alimentare viene suggerito di modificare lo stile di vita, basato sull’adozione di una dieta bilanciata ed un esercizio fisico costante; tuttavia ancora oggi ci si confronta su quale possa essere il migliore metodo nutrizionale.
La sperimentazione clinica riguardo all’effetto degli approcci dietetici a lungo termine sull’infiammazione di basso grado del tessuto adiposo e degli organi è, purtroppo, ancora carente.
Lo studio clinico
Sono state reclutate 70 donne sane in menopausa, con un indice di massa corporeo (BMI), compreso tra 27 e 41 kg/m2, non fumatrici e con livelli normali di glucosio a digiuno.
Ai partecipanti è stata somministrata una dieta paleolitica (30% di carboidrati, 30% di proteine e 40% di grassi ad alto contenuto di insaturi), e una dieta di controllo (55% di carboidrati, 15% di proteine e 30% di grassi), entrambi con lo stesso contenuto di calorie.
La dieta paleolitica è stata basata su carne magra, pesce, uova, ortaggi, frutta, bacche, frutti di bosco, semi oleosi, avocado e olio.
Sono stati esclusi derivati del latte, cereali, sale aggiunto, grassi raffinati e zuccheri.
E’ stato riscontrato un abbattimento dell’infiammazione significativamente maggiore e più precoce nel gruppo ricevente la dieta paleo rispetto a quello di controllo.
Gli acidi grassi insaturi, di cui è ricca la dieta paleolitica, hanno influenzato l’espressione di marcatori coinvolti nel rilascio di acidi grassi liberi e nell’infiammazione locale e sistemica.
Risultati soddisfacenti sull’infiammazione e sulla perdita di peso sono stati raggiunti anche dalla dieta di controllo, ma in tempi più lunghi (dopo 2 anni).