Un team di ricercatori del Centro medico universitario di Groningen, in Olanda, ha messo in evidenza l’esistenza di una correlazione tra gruppi sanguigni A, B e AB e l’aumento del rischio di malattie cardiovascolari. In base ai risultati di detto studio i portatori del gruppo 0 avrebbero, viceversa, una predisposizione inferiore del 9% a sviluppare problemi alle coronarie e al cuore.

Presentata a Parigi in occasione del congresso Heart Failure 2017 della Società Europea di Cardiologia (ESC), l’indagine indicherebbe che oltre al colesterolo e alla pressione arteriosa anche il gruppo sanguigno può essere ritenuto fattore di rischio per l’infarto.

Tuttavia, sono però gli stessi ricercatori ad affermare che è ancora presto per poter trarre delle conclusioni definitive, poiché occorreranno approfondimenti per confermare il nesso causale e scoprirne eventualmente le motivazioni.

I precedenti

A suggerire che il rischio di patologie cardiovascolari e cardiache potrebbe anche essere influenzato dal gruppo sanguigno di appartenenza vi era stato anche uno studio del 2015 condotto dal U.S. National Institutes of Health. Questo aveva evidenziato che a presentare livelli più alti di colesterolo nel sangue erano persone con il gruppo sanguigno A. Tuttavia non si è mai capito il perché e si erano ottenuti degli indizi attraverso studi con bassi livelli di evidenza.

Ed è per questo motivo che i ricercatori olandesi hanno preso in considerazione la necessità di cercare prove più consistenti conducendo uno studio più ampio e maggiormente finalizzato.

Lo studio

I ricercatori dell’University Medical Center di Groningen hanno condotto una indagine di proporzioni veramente considerevoli, interessando oltre 1,3 milioni di persone.

Di queste 771.113 avevano gruppi sanguigni non-zero e 519.743 gruppo sanguigno zero.

Quello che è emerso è che fra le persone con un gruppo sanguigno A, B o AB, 15 su mille sono andate incontro a eventi di tipo cardiovascolare (infarto, coronaropatie, ictus, ecc.), rispetto alle 14 su mille di quelle che posseggono un gruppo sanguigno 0.

Differenze che, in termini di rischio personale appaiono abbastanza modeste, ma che estese su una intera popolazione assumono un altro significato, anche in termini di interventi sanitari di prevenzione e di controlli clinici.

La prospettive future secondo i ricercatori sono tali che vedranno il gruppo sanguigno quale elemento da considerare nella valutazione dei rischi per la prevenzione delle malattie cardiovascolari, così come già avviene per il colesterolo, l’età, il sesso e a pressione sanguigna.