Lo zafferano, Crocus sativus L. è la piantina bulbosa, appartenente alla famiglia delle Iridaceae, che noi tutti conosciamo per la pregiata spezia gialla ricavata dai suoi stigmi. Nell'antichità era conosciuto più per le sue proprietà medicinali che per quelle culinarie. Infatti, come rimedio medicinale è citato nei papiri egizi, nel Cantico dei Cantici e nell'Iliade. Dioscoride, nel I secolo, lo considerava un antispasmodico.

La medicina araba consigliava lo zafferano come emmenagogo. Nel Medioevo e nel Rinascimento era ritenuto quasi una panacea. Gli vengono infine attribuite proprietà digestive, antidepressive, sedative, afrodisiache,antinfiammatorie.

Zafferano e crocetina

Uno dei principi attivi presenti nello zafferano è la crocetina, un carotenoide caratteristico del genere Crocus. I carotenoidi sono una classe di pigmenti organici responsabili della colorazione giallo-arancio delle piante che li producono. Assunti attraverso l'alimentazione, in abbinamento a oli o grassi (sono sostanze lipofile e pertanto necessitano dei grassi per poter essere assimilate), sono precursori della vitamina A (retinolo) e possiedono un'importante attività antiossidante (neutralizzano i radicali liberi, responsabili di invecchiamento, infiammazione, cancro).

I risultati di un nuovo studio, condotto dal dipartimento di Farmacia dell'Università di Pisa ed avente per oggetto zafferano e crocetina è stato illustrato al "First Congress on Edible, Medicinal and Aromatic Plants (Icemap 2017)" svoltosi recentemente a Pisa.

La crocetina riduce l'aggressività delle cellule tumorali

L'interesse del mondo scientifico sulla riscoperta dei principi attivi delle piante, oltre che evocare e spesso confermare antiche sapienze popolari, sorprende per l'enorme potenziale contributo che queste potrebbero dare in campo farmaceutico e medicinale. Secondo questo studio dell'Università di Pisa, la crocetina avrebbe dimostrato addirittura un'attività antitumorale. In particolare riesce a ridurre l'aggressività delle cellule tumorali e la loro proliferazione attraverso l'azione su un enzima-chiave nella glicolisi tumorale chiamato lattato deidrogenasi (Ldh).

L'inibizione della lattato deidrogenasi (LDH) rappresenta un approccio innovativo per affrontare il cancro, perché questo particolare metabolismo glicolico è caratteristico delle cellule tumorali più invasive. Un'indagine sulle proprietà biologiche degli estratti dello zafferano ha dunque portato alla scoperta delle proprietà d'inibizione su Ldh.

Utilizzata una crocetina artificiale

È stato possibile evidenziare ciò grazie ad un'analisi di modellazione molecolare, realizzata dal professor Tiziano Tuccinardi, che ha dimostrato come le caratteristiche strutturali della crocetina le permettano di interagire sul sito attivo dell'enzima-bersaglio. Ma, come spiegato dalla professoressa Granchi, relatrice al congresso e autrice principale di un articolo pubblicato sul Journal of Agricultural and Food Chemistry della American Chemical Society , la crocetina come tale è difficilmente isolabile da fonti naturali (ricordiamo che l'azione delle piante medicinali è spesso il risultato del loro "fitocomplesso", ovvero l'insieme dei principi attivi che lavorano in sinergia).

Per eseguire lo studio in questione dunque è stata utilizzata una crocetina artificiale, del tutto identica, per struttura, a quella naturale. L'azione dimostrata su Ldh è stata straordinaria, ma nuovi studi potranno confermare tali importanti risultati. Il professor Minutolo, coordinatore della ricerca, tiene infine a sottolineare che zafferano e crocetina da soli non potranno mai sostituire le normali terapie antitumorali, ma possono certamente rappresentare un'utile componente alimentare per la prevenzione delle neoplasie, contribuendo, nel contempo, all'efficacia delle terapie stesse.