Secondo i dati del Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie, le infezioni di encefalite virale da zecche (tick-borne encephalitis - TBE) sono in forte espansione nel nostro Continente. In cima, tra i paesi con maggiori casi riportati – normalmente maschi di età superiore ai 45 anni - ci sono Austria, Svizzera, Germania, Croazia, Repubblica Ceca, Estonia, Finlandia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Slovacchia, Slovenia e Svezia (dati 2014).
Sono stati segnalati casi anche in Italia, soprattutto nel periodo tra aprile e ottobre, con un picco tra giugno e luglio.
L’infezione avviene con un morso di una zecca
Principale imputato è una zecca, l’Ixodes ricinus, che può trasmettere l’infezione da Tick-Borne Encephalitis Virus (o TBEV), un virus ad RNA a singolo filamento, attraverso un morso. Non è la sola, anche altre specie di zecche possono veicolare l’infezione che comunque in alcuni rari casi può arrivare anche per via alimentare (latte e latticini). Le zecche hanno come habitat privilegiato aree umide, a temperatura moderata, come boschi e sottoboschi, anche prati ricchi di cespugli dove normalmente stazionano in attesa di colpire l’ospite da infettare.
Con il morso la zecca trasmette l’infezione virale che va a colpire il sistema nervoso centrale, causando una sintomatologia grave e prolungata ma che, in alcuni casi, può portare alla morte. Finora l’Italia era poco interessata da questo problema, a differenza di altri paesi europei e nel mondo, considerato un problema di sanità pubblica sin dal 2012.
Colpite principalmente soggetti maschili over 45enni residenti in Paesi particolarmente ricchi di vegetazione boschiva. Sono interessati coloro che svolgono attività all’aperto, sia nel tempo libero (es. campeggiatori, raccoglitori di funghi, cacciatori) che per lavoro (es. pescatori, allevatori, forze dell’ordine)
L’allarme arriva anche in Italia
Adesso, per la prima volta, anche il nostro Ministero della Salute, ha attivato un Piano Nazionale di Sorveglianza verso le encefaliti virali causate da zecche e altre arbovirosi e hantavirus. In realtà, questa infezione in Italia è stata identificata per la prima volta nel 1994, in provincia di Belluno.
E' una infezione causata da un arborvirus appartenente al genere Flavivirus, molto simile ai virus responsabili della febbre gialla e della dengue. Nel nostro Paese, la maggior parte dei casi è stata segnalata nei mesi più caldi, da aprile a ottobre con picchi tra giugno e luglio.
Il piano del Ministero ha come finalità un'attività di prevenzione (attraverso campagne informative e vaccinazioni) e la diagnosi precoce. E, in presenza di infezioni, l’attivazione di protocolli terapeutici corretti e già validati, contestualmente ad un’azione mirata a confinare possibili focolai epidemici.
In Italia, il vaccino contro la meningoencefalite da zecche o TBE, è disponibile dall'inizio del 2006 e richiede tre somministrazioni iniziali, in un anno, e richiami triennali.
Il Piano del Ministero non è limitato alle infezioni causate dalle zecche Ixodes ricinus ma copre un più ampio numero di agenti infettivi trasmessi anche da zanzare e roditori.