Le perturbazioni del microbiota intestinale (disbiosi) sono coinvolte nell’insorgenza di malattie autoimmuni (diabete di tipo 1, sclerosi multipla, artrite reumatoide e lupus erimatoso sistemico). Lo hanno dimostrato i ricercatori della School of Health Sciences (Brasile). In condizioni fisiologiche il microbiota (flora batterica) e l’individuo sono in simbiosi: da una parte il microbiota aiuta l’ospite a digerire carboidrati, a sintetizzare vitamine, a prevenire la colonizzazione di batteri patogeni ed a sviluppare il tessuto linfoide gastrointestinale, coinvolto nelle difese immunitarie; dall’altra l’individuo offre i nutrienti necessari alla sopravvivenza del microbiota.
Se questa relazione viene compromessa per alterazione dei batteri (disbiosi), il microbiota contribuisce allo sviluppo di malattie infettive e autoimmuni, mediante rottura della barriera intestinale, infiammazione e interazione tra batteri intestinali e cellule immunitarie. I probiotici (microrganismi vivi: Bifidobatteri e Lattobacilli) sono stati utilizzati con successo contro queste patologie. Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista Immunology nel settembre 2017.
Microbiota e disbiosi
La superficie della pelle e la mucosa intestinale, soprattutto del colon, sono popolate da un elevato numero di microrganismi (principalmente batteri commensali).
Alla nascita, la colonizzazione del microbiota dipende da molti fattori: composizione del microbiota materno, nascita da parto cesareo o naturale, allattamento al seno o da formula. Parto cesareo e latte formula sono stati associati ad una maggiore incidenza di malattie infettive e allergiche. I generi più numerosi sono composti da batteri Gram positivi (Clostridium, Bifidobatteri, Lattobacilli, Ruminococchi, Streptococchi) e Gram negativi (Bacteroidetes ed Escherichia), che regolano lo sviluppo dei linfociti T helper Th17 nell’intestino, essenziali nella difesa dalle infezioni batteriche e fungine. L’alterazione di questi (disbiosi) porta a rottura della barriera intestinale, riconoscimento di recettori nelle cellule immunitarie innate, induzione della cascata infiammatoria, attivazione della risposta immunitaria.
Malattie autoimmuni, disbiosi e probiotici
I soggetti con diabete di tipo 1 che, a causa dell’autodistruzione delle cellule beta pancreatiche, sono dipendenti da iniezioni di insulina per la regolazione del livello del glucosio nel sangue, hanno mostrato alterazioni consistenti nell’incremento di Bacteroidetes e riduzione di Bifidobacterium longum, sottospecie di infantis. Viene a mancare loro la protezione dei Bifidobatteri, sintetizzatori di vitamine del gruppo B, produttori degli acidi grassi lattato, butirrato e acetato, stimolanti il rilascio di polifenoli antinfiammatori e antiossidanti. I Bifidobatteri, inoltre, mantengono serrate le giunzioni della barriera intestinale e proteggono dai batteri patogeni mediante il rilascio di bacteriocina.
La sclerosi multipla, malattia cronica e infiammatoria con reazioni autoimmuni contro le proteine della mielina, compare a causa di alleli suscettibili a fattori ambientali (infezioni virali, dieta ipercalorica, deficienza di vitamina D) e disbiosi (aumento di Methanobrevibacter smithii e riduzione di Firmicutes); il microbiota può influenzare la permeabilità della barriera ematoencefalica.
L’artrite reumatoide, malattia autoimmune con infiammazione cronica delle giunture ed erosione di ossa e cartilagine, si manifesta per interazione tra geni e fattori ambientali (fumo, infezioni e disbiosi). E’ stato osservato, in concomitanza, un aumento del batterio Gram negativo Prevotella copri, che produce metaboliti tossici nel circolo sanguigno, promotori di infiammazione sistemica.
Il lupus eritematoso sistemico (malattia autoimmune che danneggia pelle, reni, polmoni, giunture, cuore e cervello), affligge principalmente le femmine e compare a causa di fattori genetici, ambientali (infezioni virali, ed esposizione ai raggi solari UVB) e disbiosi intestinale. L’uso dei probiotici (Lattobacilli acidophilus, casei e Bifidobatteri bifidum) ha indotto miglioramenti nell’ospite mediante ripristino della barriera intestinale e attivazione del sistema immunitario contro i batteri patogeni: nei bambini con rischio genetico di diabete di tipo 1 durante il primo anno di vita, ha diminuito il rischio di autoimmunità delle isole pancreatiche. Nell’artrite reumatoide ha invece attenuato i markers di infiammazione.