Le allergie alimentari nell’infanzia stanno aumentando sia nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo; colpiscono il 6% dei bambini al di sotto dei 3 anni e si riducono dopo i 10 anni. Si manifestano come eczema atopico, sintomi gastrointestinali e dispnea (difficoltà respiratoria) ricorrente.
Più del 90% delle allergie alimentari è causato da 8 allergeni comuni: uova, latte di mucca, soia, noci, noccioline, molluschi, pesce e grano.
Per capire come prevenirle e gestirle, i ricercatori del Department of Clinical Sciences and Community Health, Università di Milano, hanno indagato diversi fattori: dieta materna durante la gravidanza, microbioma e svezzamento precoce.
I componenti dietetici sono risultati determinanti nello sviluppo e funzionamento ottimale del sistema immunitario: acidi grassi polinsaturi omega3, zinco, vitamina D e più recentemente probiotici (microrganismi vivi) e prebiotici (fibre non digeribili stimolanti la crescita dei batteri benefici) hanno dimostrato di incrementare la barriera intestinale con funzione antinfiammatoria e antiossidante, e promosso la tolleranza immunologica.
Un’altra scoperta è stata che l’esposizione precoce (nel primo anno di vita) agli antigeni alimentari è coinvolta nello sviluppo della tolleranza immunitaria e protegge dalla comparsa delle malattie allergiche.
Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista Nutrients nell’agosto 2017.
Allergie alimentari
Negli ultimi anni c’è stato un crescente interesse sul momento di introduzione degli alimenti allergenici nella dieta del bambino (finestra di opportunità) e il rischio di allergia.
Alla nascita il sistema immunitario è immaturo: si sviluppa con l’età, la stimolazione da parte degli antigeni e l’alimentazione.
La colonizzazione batterica del neonato avviene durante le prime settimane di vita; le interazioni tra flora intestinale e mucosa inducono ulteriore sviluppo delle risposte immunitarie e della tolleranza orale.
Le allergie alimentari compaiono in caso di alterazioni nei meccanismi di tolleranza, con risposte immunitarie inappropriate a sostanze poco dannose e ad allergeni alimentari come proteine del latte di mucca, uova, noci e molluschi.
I bambini con ipersensibilità alimentare hanno mostrato nel tratto digestivo, infatti, una quantità elevata di cellule reclutate nell’infiammazione e nell’allergia (mastociti, eosinofili e neutrofili).
I dati più recenti suggeriscono che tutti gli alimenti dovrebbero essere introdotti solo dopo un periodo di esclusivo allattamento al seno per 6 mesi: quindi non è necessario somministrare noccioline e uova con maggiore precauzione rispetto ad altri cibi, poiché l’esposizione agli antigeni alimentari nei primi anni di vita è importante per lo sviluppo della tolleranza immunitaria.
Azione della dieta sull’allergia
E’ stato osservato che un incremento dell’assunzione di acidi grassi omega 3 attraverso latte materno, formula, alimenti o integratori può ridurre la comparsa di allergie; questi promuovono il rinnovamento dello strato idrolipidico protettivo, mentre un’alterazione del loro metabolismo è stata associata a dermatite atopica.
La concentrazione dello zinco, cofattore di molti enzimi (vedi superossido dismutasi, implicata nel bilancio ossidativo) è stata riscontrata più bassa nei bambini da 1 a 36 mesi con allergia alimentare e con una barriera intestinale antiossidante più debole.
I livelli di vitamina D vanno tenuti sotto controllo, poiché stimola la risposta immunitaria, la produzione di proteine antimicrobiche (catelicidina) e interviene nell’integrità della mucosa intestinale dall’attacco degli allergeni.
Alimenti funzionali, con probiotici e prebiotici, dovrebbero essere raccomandati alle madri con storie di allergie alimentari, poiché hanno una funzione preventiva e terapeutica contro le malattie allergiche, mediante azione sulla barriera intestinale.