Una dieta corretta può ridurre il rischio delle malattie cardiovascolari del 60% e del cancro del 40%, ma non ha lo stesso effetto su tutti gli individui, a causa della variabilità interindividuale, dipendente da genotipo, fenotipo e ambiente.

Bisogna prendere in considerazione le risposte soggettive per preparare un piano nutrizionale di precisione. Ma come fare?

I ricercatori del Rowett Institute, University of Aberdeen (Scozia), hanno analizzato i metodi per costruire una dieta personalizzata: raccogliere le informazioni sullo stato nutrizionale del soggetto (antropometria, analisi biochimiche e metaboliche, attività fisica); individuare variazioni genetiche comuni o rare nel soggetto; basarsi sulla nutrizione convenzionale e modulare la dieta secondo i dati emersi nell’anamnesi.

Studi più recenti propongono, invece, di valutare anche il microbiota (flora batterica) personale e i metaboliti prodotti dall’assunzione degli alimenti, per affinare e definire ancor meglio una nutrizione di precisione.

Tutti questi risultati, uniti alle informazioni sulla sequenza del genoma umano, permetteranno in futuro di ottenere una dieta sempre più personalizzata ed efficace nella prevenzione delle malattie.

Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista Nutrients nell’agosto 2017.

Variabilità interindividuale

Solo il 40% di pazienti risponde efficacemente alle diete. Vale a dire che i metaboliti, che si formano in individui sottoposti ad una stessa dieta, possono differire per via dell’età, sesso, genetica, epigenetica (modulazione del DNA), abitudini alimentari e microbiota intestinale; questi fattori influenzano assorbimento, distribuzione, metabolismo ed escrezione dei composti alimentari e quindi, in buona sostanza, la risposta alla dieta.

Facciamo due esempi di variabilità: uno riguarda la presenza di soggetti responders e non responders all’assunzione di carotenoidi, a causa delle varianti dei geni che codificano le proteine coinvolte nell’assorbimento e metabolismo dei carotenoidi in vitamina A; un altro riguarda l’effetto antitrombotico indotto dai flavan-3-oli nel cioccolato scuro solo nei maschi, ma non nelle femmine (esempio di disponibilità dipendente dal sesso).

Le agenzie regolatorie, come la statunitense Food and Drug Administration, ora riconoscono che è necessario approfondire le caratteristiche individuali, sia nelle scienze della nutrizione che mediche, per superare il problema della risposta alle diete e alle terapie farmacologiche.

Studio clinico

Nell’ultimo studio di nutrizione personalizzata, che ha coinvolto 800 persone, è stata valutata la risposta glicemica a 47.000 pasti: è emersa una variabilità elevata tra i soggetti, in risposta alla somministrazione di pasti identici.

Mediante tecniche di monitoraggio del glucosio, di proteomica (analisi di proteine), di nutrigenetica (polimorfismi genetici legati all’intolleranza al lattosio o al deficit di acido folico, ad esempio), analisi di abitudini dietetiche, misure antropometriche, parametri fisiologici nel sangue, livelli di attività fisica e del microbiota, è stato messo a punto un metodo per prevedere le risposte glicemiche ai pasti.

Sta emergendo sempre di più, in studi su grande scala, che la conoscenza dei fattori individuali (sesso, età, genetica, variazioni epigenetiche negli enzimi metabolizzanti che determinano la biodisponiblità e l’efficacia delle sostanze alimentari) può migliorare la formulazione dei consigli dietetici.