E’ stato sperimentato all’ospedale San Gerardo di Monza una nuova tecnica di trapianto di feci che potrebbe rappresentare una nuova speranza per salvare la vita di pazienti affetti da infezioni multi-resistenti per le quali i trattamenti con antibiotici risultano inefficaci.

In pratica, si ricorre al trapianto fecale nei casi di malattie causate dalla presenza nell’intestino di una quantità ridotta o scorretta del macrobiota umano, vale a dire l’insieme di batteri che vivono in simbiosi con l’organismo umano meglio conosciuta come flora batterica.

Che cos’è il trapianto di feci

La tecnica del trapianto di feci consiste nel trasferire materiale fecale da un donatore sano ad un paziente affetto da alcune patologie derivanti da infezioni batteriche attualmente ritenute incurabili con le tradizionali terapie antibiotiche e, per questo, potenzialmente mortali nella maggior parte dei casi.

Alcune di queste malattie sono: il morbo di Parkinson, la fibromialgia, la sindrome metabolica, l’insulino-resistenza, la sindrome da stanchezza cronica, la distonia mioclonica la sclerosi multipla, l'autismo regressivo infantile e, addirittura, l’obesità.

Quello del trapianto di feci è un metodo già utilizzato da diversi anni negli Stati Uniti, dove è conosciuto con la denominazione di Fecal microbiota transplantation (FMT), con risultati positivi in gran parte dei casi nei quali è stata adottata.

La tecnica dell’FMT rimane però ancora in attesa di essere riconosciuta dalla Food and Drug Administration in quanto si tratta dell’utilizzo di un prodotto biologico e non di un farmaco e, pertanto, sono necessari ulteriori studi che ne supportino l’efficacia.

Per quanto riguarda gli effetti collaterali riscontrati sui pazienti curati con l’FMT, si sono riscontrati episodi di febbre, disagio addominale, gonfiore, diarrea, stitichezza, flatulenza e vomito, tutti sintomi scomparsi naturalmente dopo un paio di giorni dal trattamento.

Lo studio clinico dell’ospedale di Monza

Il caso sul quale il trapianto di feci è stato sperimentato presso il reparto Malattie Infettive dell’ospedale San Gerardo di Monza riguarda l’infezione da Klebsiella Pneumoniae Carbapenemasi-produttrice (KPC), per la quale l’Italia risulta essere uno dei Paesi maggiormente colpiti. Si tratta di un’infezione batterica che colpisce i pazienti immunodepressi o che hanno subito un trapianto e che risulta essere mortale nell’80% dei casi in quanto resistente agli antibiotici.

Lo studio clinico è stato condotto su 25 pazienti aggetti da KPC il cui intestino è stato ripulito dai batteri infetti attraverso l’introduzione di materiale fecale proveniente da donatori sani. L’introduzione nell’organismo malato è avvenuto attraverso un sondino naso-digiunale ed ha evidenziato la neutralizzazione dell’infezione nel 50% dei pazienti già dopo un mese dal trapianto.

I medici dell’ospedale San Gerardo manifestano comunque un cauto ottimismo sull’efficacia del trapianto di feci, in attesa di passare a sperimentazioni su scala più ampia, anche se i risultati incoraggianti inducono a pensare ad una nuova speranza per salvare la vita ai pazienti colpiti da infezioni multi-resistenti.