Arriva dall'Università di Stanford la notizia che potrebbe rivoluzionare il mondo dell'ematologia: una semplice puntura per neutralizzare i tumori del sangue. Secondo l'autore della ricerca, il dottor Ronald Levy, ci sarebbero ancora alcuni punti da revisionare ma la percentuale del 97% di efficacia sui topi fa ben sperare.

Una cura che se funzionasse anche sull'uomo potrebbe rappresentare un altro passo da gigante della medicina nella lotta a ciò che più spaventa il genere umano: il Cancro. Solo qualche mese fa era stata riportata la notizia di un esame del sangue per la diagnosi precoce di 8 tumori, per non parlare della più recente scoperta della proteina responsabile dello sviluppo delle neoplasie.

Una cura potenzialmente rivoluzionaria

Il vaccino sperimentato da Levy permetterebbe di curare i tumori del sangue come leucemie, linfomi e mielomi evitando la chemioterapia, da sempre temuta per i suoi devastanti effetti sul corpo umano. Ma quali sarebbero gli aspetti negativi di questa iniezione? Secondo i ricercatori che stanno lavorando al progetto, le uniche conseguenze fastidiose sarebbero febbre e dolore dove viene praticata la puntura. Questa cura dovrebbe permettere al sistema immutario di riconoscere le cellule tumorali così da poterle attaccare e uccidere, invece che consentirne la proliferazione. Grazie a questo farmaco della cosiddetta "medicina di precisione", iniettando piccole dosi di due agenti immunostimolanti direttamente dove sono presenti tumori solidi in un topo, è possibile eliminare ogni traccia del cancro nell'animale, distruggendo perfino metastasi a distanza non trattate.

Sebbene 3 cavie su 90 abbiano avuto un ritorno del tumore dopo il trattamento, gli stessi topi sono guariti completamente dopo una seconda iniezione. Inoltre i ricercatori hanno riscontrato risultati simili in topi affetti da tumore al seno, del colon e da melanoma.

Le sperimentazioni sull'uomo inizieranno a fine anno con 35 pazienti affetti da linfoma di basso grado.

Se la terapia dovesse aver successo, il farmaco potrebbe essere in commercio già in un anno o due. Ora c'è da sperare che i test sull'uomo mostrino gli effetti desiderati per poi cercare di estendere questo farmaco anche ad altri tipi di tumori, come ammette Levy: "Non penso che ci sia un limite ai tipi di tumore che potremmo potenzialmente trattare, fintanto che quest'ultimo viene trattato dal sistema immunitario."