E' stato provato su piccoli animali, come moscerini e vermi, ed ora si ha la conferma che funziona anche sull'uomo: si parla di dieta ipocalorica e della sua influenza sullo stato di salute e sull'invecchiamento. Una nuova ricerca su individui non affetti da obesità ha svelato come una riduzione delle calorie rallenti il metabolismo basale, e, parallelamente, l'invecchiamento. Un gruppo di circa 200 persone adulte, sane e non obese, si è offerto volontario per partecipare ad uno studio, chiamato "Calerie", di paternità dell'Istituto Nazionale della Salute in USA.

Calerie è l'acronimo che significa "Valutazione completa degli effetti a lungo termine della riduzione dell'introito calorico" e consiste nel testare in un periodo di due anni la restrizione calorica nell'organismo umano. Il risultato ha comprovato che una dieta a basso regime calorico migliora la salute di soggetti anziani e può anche allungare la vita. In precedenza simili ricerche si erano svolte utilizzando animali con un ridotto ciclo di vita, come insetti e topi, dimostrando un parallelismo tra calorie introdotte e metabolismo. Più difficile era testare gli umani, data la maggior durata della vita, ma finalmente dopo soli due anni sono stati ottenuti dei riscontri validi.

Lo studio ed i suoi effetti

La ricerca Calerie è importante perché potrebbe rendere più facile capire come modificare l'avanzata dell'invecchiamento nell'uomo, come asserisce una studiosa dell'invecchiamento, la dottoressa Rozalyn Anderson, della "Wisconsin University". Lei stessa sta conducendo delle ricerche riguardanti la dieta ipocalorica nei macachi, dopo averne studiato per anni le conseguenze sui lieviti.

La ricerca Calerie è stata pubblicata pochi giorni fa sulla rivista "Cell metabolism": nell'articolo sono spiegati i dettagli dello studio, che nell'ultima fase si è focalizzato su un gruppo di 53 adulti. I volontari sono stati trasferiti presso un centro ricerche della Louisiana, corredato di 20 camere metaboliche di ultima generazione: esse somigliano a camere d'hotel, ma sono sigillate perché possono monitorare ogni istante quanto ossigeno venga utilizzato dagli occupanti e quanta anidride essi emettano.In questo modo è possibile calcolare esattamente l'utilizzo energetico, ovvero il metabolismo.

Il bilancio tra ossigeno e anidride carbonica, insieme alla quantità di azoto urinario, segnalano se l'individuo monitorato sta bruciando proteine, grassi o carboidrati. I volontari, di età compresa tra 21 e 50 anni, sono stati suddivisi in due gruppi; un gruppo composto da 34 soggetti ha ridotto le calorie giornaliere del 15% mentre l'altro gruppo ha mangiato normalmente. Dopo due anni i test metabolici e quelli sui markers d'invecchiamento, come le patologie legate ai radicali liberi dell'ossigeno metabolico, hanno mostrato come i soggetti "a dieta" avessero un uso energetico più efficiente durante il sonno.

Riduzione del metabolismo basale

Il gruppo ha perso circa nove kg di peso ed ha rallentato di molto il metabolismo basale, riducendo i danni dell'invecchiamento.

Quindi anche per l'uomo vale la stessa regola già confermata in passato per gli insetti ed i vermi, ed in seguito nelle scimmie e nei topi, e cioè che i geni e le reazioni biochimiche coinvolte nella longevità, come la sensibilità all'insulina o il funzionamento dei mitocondri, funzionano meglio in restrizione calorica. Addirittura la vita dei topi si allunga di circa il 65% e pare che nell'uomo si attuino gli stessi adattamenti ormonali e metabolici, nonché genetici. E' anche vero che i volontari dello studio hanno drasticamente ridotto la loro dieta e forse non tutti sarebbero pronti ad imitarli, ma la necessità di capire il meccanismo è collegata anche alla ricerca di soluzioni meno stressanti per la popolazione.

Magari si potrebbe diminuire l'apporto calorico di una percentuale minore associando alla dieta gli alimenti antiossidanti o il resveratrolo, che può imitare la restrizione calorica. Oppure si potrebbe limitare il cibo per pochi giorni al mese per ottenere comunque dei grandi benefici.