Il primo trapianto di cellule staminali su pazienti con sclerosi multipla è stato eseguito in Italia ed è stato un successo. I pazienti infusi non hanno avuto alcun effetto collaterale: si tratta di individui affetti dalla forma più brutale della malattia, quella detta "secondaria progressiva" che non ha molte armi dal punto di vista terapeutico. Il trapianto è stato diretto ed annunciato dal direttore scientifico di Revert Onlus, il dr. Angelo Vescovi, direttore anche dell’Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, in provincia di Foggia.

L'Ospedale è uno dei massimi punti di riferimento in Italia per la ricerca e la cura delle malattie neutrodegenerative, oltre a quelle di origine genetica. Il dr. Vescovi è uno dei pionieri della ricerca che utilizza le cellule staminali del cervello e già nel 2012 aveva iniziato a predisporre trapianti di staminali per curare le malattie di questa tipologia trattando per prima la Sla, la sclerosi laterale amiotrofica.

La sclerosi multipla secondaria progressiva

Gli esperimenti sulla sclerosi multipla secondaria progressiva sono stati avviati insieme alla Asl, alla Fondazione Cellule Staminali di Terni, ad Istituti di ricerca svizzeri e all'Ospedale di Lugano. Sono stati eseguiti quindi i tre interventi mediante l'infusione di 5 milioni di cellule staminali all'interno della cavità del ventricolo laterale cerebrale e da qui si siano potute diffondere, tramite il liquor cefalorachidiano, in tutto il SNC.

L'esecuzione materiale dei trapianti è stata affidata ad un capace neurochirurgo, il dr.Sandro Carletti del Dipartimento di Neuroscienze dell’Ospedale di Terni. Il dr. Vescovi è molto soddisfatto del risultato delle infusioni che rappresentano solo uno dei primi passi della più ampia sperimentazione che il suo team è in procinto di attuare.

I ricercatori stanno ora attendendo alcune autorizzazioni per poter impiantare cellule staminali in altri 15 pazienti, in modo da poter meglio osservare la sicurezza e la tollerabilità della cura. Il gruppo di pazienti in attesa di infusione ha un'età che va dai 18 e i 60 anni e, probabilmente, avranno in dotazione un numero maggiore di cellule staminali trapiantate.

Si passerà, infatti, da 5 a 10 milioni per aumentare ancora in un immediato futuro. Nel frattempo sono programmati numerosi controlli mensili ed annuali sui pazienti trapiantati il cui monitoraggio si estenderà fino a 5 anni dall'intervento.