Da gennaio a giugno 2018, in Europa, sono stati registrati circa 41mila casi di morbillo e il fenomeno è esteso anche all'Italia.

Sì, il Belpaese è uno dei 7 stati europei nei quali sono stati appurati almeno mille casi di morbillo, cosi come riferito nelle scorse ore dall'Organizzazione mondiale della Sanità. La stessa organizzazione ha tenuto a precisare, dopo aver diffuso i dati generali, come metà dei casi siano partiti dalla Ucraina, dove in solo sei mesi sono stati registrati ben 23mila contagi, una cifra enorme considerato il livello di vaccinazioni che nel 2018 vige praticamente in ogni paese d'Europa.

In Europa il morbillo si diffonde rapidamente

Il dettaglio delle statistiche rivela che oltre ad Italia e Ucraina, fra i sette paesi contagiati sono presenti anche Francia, Serbia, Russia, Grecia e Georgia.

I numeri citati possono essere realmente considerati da record, visto che alla fine il contagio della malattia ha portato anche a diverse morti: precisamente 37 nella prima metà del 2018. L'Ucraina detiene lo scettro di paese più contagiato, mentre la Serbia quello di zona con più decessi, ben 14. Questi sono i dati diffusi dall'European Regional Verification Commission for Measles and Rubella Elimination, che ha raccolto i dettagli di tutti i casi registrati sino ad oggi.

La notizia ha fatto un discreto scalpore poiché i numeri sono in netto aumento rispetto al 2017 e al 2016. Nel primo caso erano stati circa 23mila, mentre due anni fa solamente 5273. Dunque una crescita esponenziale e pericolosa, considerato anche che il dato dell'intero anno solare 2018 sarà destinato a salire, poiché i 41mila casi accertati sono relativi ai soli primi 6 mesi del 2018, un vero e proprio allarme europeo dunque.

La malattia colpisce gli individui sensibili

La colpa dei dati in crescita va attribuita probabilmente alla scarsa copertura vaccinale e alla disinformazione, visto che la malattia non ha particolare "preferenze", colpendo chiunque non ne sia immune. Le lacune immunitarie devono essere colmate con i vaccini, anche dopo che la malattia è stata apparentemente eliminata, almeno questo il parere di Nedret Emiroglu, direttore della divisione delle emergenze sanitarie e delle malattie trasmissibili presso l’Ufficio regionale per l’Europa dell’OMS. Particolare attenzione ovviamente va verso gli individui più sensibili, quali possono essere i bambini o coloro che vivono in luoghi privi di adeguate coperture igieniche sia abitative che personali.