L'ipertensione arteriosa, in genere, si definisce con valori uguali o superiori a 130/80 oppure a 140/90. Il valore più alto indica la pressione sistolica, o massima; il più basso la diastolica, o minima. Questo vale per uomini e donne, e in genere si misura con il consueto apparecchio sul braccio. Ma ora uno studio condotto dai ricercatori delle Università di Montreal e Laval ha evidenziato che le misurazioni con il bracciale potrebbero essere meno affidabili nella donna rispetto agli uomini.
L'ipertensione femminile: due modi per misurarla
Lo studio ha preso in considerazione un gruppo di 500 persone, uomini e donne, misurando la pressione in due modi.
Uno con il consueto apparecchio da braccio, l'altro in modo più invasivo con una coronarografia, arrivando quindi a valutare la pressione nell'aorta subito vicino al cuore. I valori evidenziati con l'apparecchio al braccio sono risultati simili per donne e uomini. I valori emersi dalla misurazione aortica, invece, mostravano una pressione sistolica decisamente più alta nelle donne rispetto agli uomini.
Il fattore statura
Mediamente, le donne hanno una statura inferiore rispetto ai maschi. Durante la ricerca, le donne con statura più bassa avevano una differenza maggiore tra i valori pressori misurati a livello dell'aorta e quelli misurati con il bracciale. Il che starebbe a indicare che l'ipertensione femminile può essere abbondantemente sottostimata, dato che generalmente si utilizza il bracciale.
Questo fattore potrebbe causare anche la sottovalutazione del rischio cardiovascolare nelle donne. Normalmente, si considera che le donne siano maggiormente protette rispetto agli uomini durante la stagione fertile, e che il loro rischio aumenti dopo la menopausa a causa dei cambiamenti ormonali. La statura, invece, accompagna la donna in ogni fase della vita.
Le differenze di genere
La medicina di genere sta aprendo sempre nuove strade alla comprensione di molte patologie e del modo in cui donne e uomini reagiscono di fronte a patologie simili. Inoltre, è utile nella ricerca di terapie sempre più mirate e personalizzate. Lo studio canadese aggiunge un elemento nuovo alla medicina di genere, proponendo di valutare nuovi algoritmi.
Bisognerà perciò tenere conto non solo di sesso e fisiologia differenti, ma altresì delle diverse altezze delle persone. Tutto ciò servirà a identificare la terapia più efficace contro l'ipertensione femminile.
Conclusioni
La riduzione dei valori pressori è utile per la prevenzione di eventi cerebrali come l'ictus e di problemi cardiaci. Ma è utile anche per evitare danni agli occhi, in quanto danneggia la retina, nonché ai reni. I dati della ricerca canadese offrono un ulteriore tassello alla cura dell'ipertensione femminile.