La sindrome feto-alcoolica è la forma clinica più grave di un insieme di disturbi che il nascituro manifesta in relazione all'assunzione di alcool in gravidanza da parte della madre. Le forme più gravi comportano disabilità e problematiche di tipo neurologico e cognitivo nei bimbi. I disturbi, presenti alla nascita, possono poi ripercuotersi nel lungo termine e minare la salute dei figli. Secondo un recente rapporto Istisan, il 10% di donne in gravidanza consuma alcool, anche in forma definita "moderata". il 9 settembre si celebra una giornata appositamente dedicata a tale grave problema.
Perché fare attenzione
L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha più volte ribadito come gravidanza ed allattamento siano due periodi estremamente delicati per l'esposizione del neonato a sostanze tossiche. L'alcool è una bevanda di ampio consumo e reperibile ovunque. Abitualmente consumato durante i pasti, è associato però anche alla convivialità e di conseguenza consumato in qualunque altra occasione. Il suo consumo viene ritenuto assolutamente innocuo, e questa percezione di assenza di rischio è presente tra la popolazione generale ma talora anche tra gli operatori sanitari. L'etanolo è in grado di oltrepassare la placenta, sempre. A prescindere dalla quantità assunta, dal tipo di bevanda o dall'epoca gestazionale, l'etanolo arriva diritto al feto.
A differenza degli adulti, però, il feto non è in grado di metabolizzare l'alcool in quanto privo degli enzimi necessari, che risultano completi intorno ai 20 anni circa. Risultato: ogni volta che la madre beve, sia pure in modica quantità, anche il feto beve.
Pochi dati
La sindrome feto-alcoolica è dovuta all'azione teratogena ed embriotossica dell'alcool.
I dati parlano di un rapporto tra nati e mamme che assumono alcool di 1:67 e sono relativi all'intero complesso dei disturbi feto-alcoolici. Ma sono verosimilmente sottostimati, sia per la scarsità degli studi in materia e la diversità delle metodologie utilizzate sia per l' assenza di una sistematica ed accurata anamnesi alcologica materna.
Lo studio ISS
L'Istituto Superiore di Sanità ha avviato uno studio, ancora in corso, coordinato dalla dottoressa Simona Pichini e svolto in collaborazione con la Società Italiana di Neonatologia. Lo studio coinvolge numerosi Centri in tutto il territorio nazionale, ed il progetto prevede l'arruolamento di 2000 gestanti e 2000 neonati. Lo scopo è raccogliere dati precisi circa l'assunzione di alcool in gravidanza, e sensibilizzare popolazione ed operatori sanitari circa i danni alcol-correlati nel feto. Ulteriore obiettivo, formare il personale socio-sanitario su prevenzione, diagnosi e trattamento di tali problemi. Lo slogan adottato "zero alcool zero FASD" mira proprio a ribadire quanto la sindrome feto-alcoolica sia totalmente prevenibile azzerando l'uso di alcool durante la gestazione.