"A Portland, chiunque vive come minimo tre vite". Non sappiamo se questa dichiarazione della scrittrice Katherine Dunne - che apre il volume di Chuck Palanhiuk, Portland Souvenir - basti a spiegare il motivo per cui ben 5/6 del roster che lo scorso anno ha primeggiato nella Northwest Division ha preferito cambiare città e casacca e motivi la scelta per la quale una delle squadre più complete della corsa stagione sia stata quasi smantellata in vista della prossima annata NBA.
Quasi tutti i big sono andati altrove
La Marcus Aldridge ha infatti scelto San Antonio per giocarsi l'anello al fianco di Tim Duncan, Wesley Matthews ha portato la sua intensità a Dallas - per provare a riportare il titolo ai Mavericks assieme a DeAndre Jordan, Chandler Parsons e Dirk Nowitzki - l'esterno Nicolas Batum è passato a Charlotte e il centro Robin Lopez, ha sposato il progetto di Phil Jackson a New York, portandosi anche Arron Afflalo. A Portland, al momento, è rimasto soltanto Damian Lillard tra i big e difficilmente il play all-star riuscirà a tenere i Blazers nelle parti alte della classifica di una sempre più difficile Western Conference.
La storia della franchigia
Nella città dell'Oregon "chiunque ha almeno tre identità", spiega a Palanhiuk l'autrice di Cuori sgozzati ed evidentemente non è da tutti sopportare un fardello del genere. Eppure Portland ha spesso raggiunto i playoffs, tanto che dal 1983 al 2003 ha partecipato per ben 21 volte consecutive alla fase finale, raggiungendo tre volte anche le NBA Finals (1977, anno in cui vinse l'unico titolo della sua storia grazie ad un monumentale Bill Walton, 1990 e 1992 - in entrambi i casi fu sconfitta da Detroit e Chicago). Ma la franchigia è anche ricordata per operazioni non certo memorabili: su tutte quella relativa al draft del 1984, quando con la seconda scelta fu preferito Sam Bowie rispetto a giocatori del calibro di Micheal Jordan, Charles Barkley e John Stockton, che poi hanno fatto la storia dell'NBA.
Negli ultimi due anni Portland ha risalito la china e si è affermata come una delle potenze della Western Conference, non riuscendo mai a raggiungere almeno la finale di conference: nel 2013-14 i Blazers furono sconfitti in semifinale dai San Antonio Spurs - poi vincitori dell'anello - mentre nella stagione appena conclusa il loro cammino si è fermato al primo turno della post-season, a causa della sconfitta per 4-1 contro Memphis.
Vedremo se la nuova strategia della dirigenza Blazers pagherà dei dividendi importanti nel lungo periodo, ma nel breve termine ci sembra altamente improbabile che la squadra riuscirà a ripetere il record della scorsa stagione, chiusa con 51 vittorie e 31 sconfitte.