Che Phil Jackson sia un grandissimo intenditore di pallacanestro è lapalissiano: non si vincono 13 anelli NBA (2 da giocatore con i New York ed 11 da allenatore, prima dei Chicago Bulls di Michael Jordan e dopo dei Los Angeles Lakers di Kobe Bryant) per caso. Ma che sia anche una sorta di indovino è un fatto meno scontato.

Eppure, se diamo un'occhiata al libro scritto da "Coach Zen" nel 2001 assieme al giornalista sportivo Charley Rosen, "More than game" (pubblicato in Italia nel 2003 da Baldini Castoldi Dalai editore con il titolo "Più di un gioco"), possiamo farci un'idea anche delle capacità divinatorie dell'attuale Presidente dei New York Knicks.

A pag. 375, infatti, l'ex allenatore di Jordan, Pippen, Bryant ed O'Neal, alla domanda su chi potesse essere, in futuro, l'erede del "Triangolo", lo schema da lui utilizzato con così tanti successi nella sua carriera da allenatore, fa un nome ben preciso: Steve Kerr. Per la cronaca, Kerr nel 2001 era ancora un ottimo giocatore, che aveva vinto quattro titoli NBA (3 con i Chicago Bulls tra il 1996 ed il 1998 ed uno con i San Antonio Spurs nell'anno successivo), ma che non aveva ancora manifestato la volontà di allenare una volta appese canotta e scarpe da ginnastica al chiodo. Non a caso, il giocatore nativo del Libano, dopo il suo ritiro dal Basket giocato, nel 2003 - stagione chiusa con il quinto titolo della sua carriera, sempre agli Spurs - si è dedicato ai commenti delle partite NBA, senza prendere in considerazione la possibilità di allenare.

Nel 2007 rientra nella National Basketball Association, con un ruolo dirigenziale ai Phoenix Suns e tre anni dopo torna a commentare le partite della lega americana. Solo nel 2014 decide di intraprendere la carriera di allenatore di una squadra NBA, accordandosi con i Golden State Warriors.

Nella stagione appena conclusa, Steve Kerr ha mostrato tutte le sue qualità, riuscendo a chiudere in testa la stagione regolare (con un record di 67 vittorie e 15 sconfitte) e sbaragliando tutte le squadre avversarie ai playoff, vincendo 4-0 contro New Orleans, 4-2 contro Memphis, 4-1 contro Houston e 4-2 la finale contro i Cleveland Cavaliers di Lebron James.

A distanza di oltre dieci anni, quindi, Phil Jackson ha vinto la sua ennesima scommessa, puntando su un allievo che si è dimostrato un vincente anche come allenatore. Almeno una soddisfazione, seppur magra per "Coach Zen", in una stagione che non lo ha visto certo esultare tantissime volte, a causa dello scarso rendimento dei suoi Knicks.

Adesso possono iniziare a sperare anche gli altri tre ex giocatori citati da Jackson nel suo libro come "custodi" delle sue tattiche di gioco, ovvero John Salley, B.J. Armstrong e John Paxson. Chiudiamo con le parole esatte utilizzate dal dirigente della compagine della Grande Mela: "Steve Kerr, John Salley di sicuro; B.J. Armstrong - tutti questi ragazzi saranno allenatori fantastici, se è questo che vorranno diventare. John Paxson è un altro autorevolissimo candidato". Con Steve Kerr ci ha preso in pieno.