Diciassette anni dopo quel giorno a Madonna di Campiglio, delle rivelazioni rischiano di stravolgere il mondo dello sport, confermando ciò che alcuni sospettavano da tempo: Marco Pantani, il 5 giugno del 1999 fu fermato dalla camorra. Quel giorno infatti, il Pirata, che si preparava a trionfare di nuovo con la maglia rosa, venne invece estromesso dal Giro per una positività al controllo antidoping.

Da quel fatto, Pantani non si riprese mai del tutto, una vicenda chiusasi disgraziatamente con la sua morte in un albergo di Rimini, anch'essa segnata da molti dubbi. Tanta fu la delusione e l'incredulità dei fan del Pirata e del Ciclismo  per quel risultato al test antidoping: ora però viene fatta nuova luce sulla vicenda.

La verità 

Il tutto è partito dalle dichiarazioni da Renato Vallanzasca, che tempo fa dichiarò come un membro di un clan camorristico gli consigliò in carcere di puntare tutto sui rivali di Pantani, perché "il pelatino non sarebbe arrivato a Milano". La Procura di Forlì, che aveva riaperto il caso il 16 ottobre del 2014, si è subito messa a lavoro, e dopo numerosi interrogatori, ha deciso di intercettare un affiliato alla camorra, che in una telefonata conferma chiaramente che i test sono stati alterati.

Sembra proprio che un giro di scommesse e tanti soldi abbiano spinto la camorra a minacciare il medico di falsificare i test, che presentavano un valore di ematocrito superiore alla norma, escludendo clamorosamente il Pirata da un Giro che stava dominando. La Procura di Forlì sarà costretta ad archiviare il caso, in quanto i reati sono ormai prescritti, vedremo se invece ci saranno dei risvolti sul fronte civile e sportivo, per cui la famiglia Pantani e i suoi legali sono già a lavoro. Finalmente si sta giungendo alla conclusione di una vicenda sportiva e soprattutto umana che a diciassette anni di distanza continua a tormentare la famiglia del ciclista, ma anche i tanti amanti dello sport.  Questa storia ha trovato la sua verità, ma non ancora la sua giustizia.