Marco Pantani si è spento il 14 febbraio 2004 in un residence di Rimini probabilmente per overdose. Un lento declino quello di Pantani che iniziò dopo il giro d'Italia del 1999, nel quale il grande ciclista venne escluso a seguito di un valore ematrocito al di sopra del consentito. I giorni più tristi della sua carriera, prima per l'uomo e poi per il ciclista, che quell'esclusione non l'ha mai digerita. Il “pirata”, così come era soprannominato dai suoi fans, si è sempre professato estraneo a quei fatti, ed ora emerge una nuova incredibile verità.

Le intercettazioni di queste ore

Sta emergendo una triste verità: sarebbe stato un clan camorristico ad aver minacciato un medico per far risultare Pantani positivo al controllo antidoping del 5 giugno del 1999, alla vigilia dell'ultima tappa di quel giro d'Italia fin li dominato dal “pirata”. Tutto ciò a causa di un giro miliardario di scommesse contro di lui. E' premium sport a far emergere questa nuova inquietante realtà, grazie a delle intercettazioni ambientali di un uomo vicino agli ambienti camorristici. A telefono con un parente, l'uomo racconta il suo interrogatorio con gli inquirenti sulla morte di Pantani ed afferma con certezza che quell'esclusione fu voluta proprio dalla camorra.

Sempre a premium sport la reazione di mamma Tonia: “Finalmente qualcuno è riuscito a fare un buon lavoro. Non mi ridanno Marco, ma ridanno una dignità a Marco. Una conferma di quanto lui ha sempre sostenuto: “mi hanno fregato”, lui non ha mai accettato”.

La carriera del pirata

Una carriera costellata da grandi successi: Pantani è stato l'ultimo ciclista italiano capace di vincere nello stesso anno sia il Tuor de France che il Giro d'Italia.

Il pezzo forte era l'allungo in salita:li Pantani per i suoi avversari diventava imprendibile. Quando Gianni Mura in un'intervista gli chiese: “Marco perché vai così forte in salita?” la sua risposta fu:” Per alleviare la mia agonia”. Un campione indiscusso per lo sport italiano, a cui anche a distanza di molti anni, è necessario ridare la giusta dignità.