Che numero di Peter Sagan nella terza tappa del Giro di Svizzera! Il Campione del Mondo non ha atteso lo sprint, ma è partito tutto solo all’attacco ad una dozzina di chilometri dall’arrivo per andare a raggiungere e battere Albasini e Dillier che erano in fuga. Ma nonostante la gioia per un successo da campione vero, Sagan ha avuto parole dure verso le altre squadre, ree di non aver collaborato con i suoi compagni. 

Sagan, un colpo da fuoriclasse 

La terza tappa del Giro di Svizzera si è corsa su un tracciato ondulato e sotto la pioggia.

La Tinkoff di Sagan ha dovuto fare gran parte del lavoro per cercare di ricucire su una fuga di otto corridori, tra cui Dillier e il vincitore della Parigi Roubaix Matthew Hayman. Ad una ventina di chilometri dall’arrivo Michael Albasini è riuscito a rientrare sui fuggitivi e con l’esperto corridore della Orica è rimasto il solo Silvan Dillier. Il gruppo è sembrato non trovare la necessaria collaborazione per tornare sotto e così Peter Sagan ha deciso di rompere gli indugi. L’iridato è partito sull’ultima salitella a poco più di dieci chilometri dall’arrivo, riuscendo a fare il vuoto. Lo slovacco è andato a raggiungere Albasini e Dillier, con cui ha resistito per poco al rientro del gruppo.

Albasini ha provato ad anticiparlo allo sprint, ma negli ultimi cento metri Sagan ha trovato il cambio di passo per sorpassarlo ed andare a vincere ancora. Un numero d’alta scuola, da vero fuoriclasse. 

Il malumore di Sagan 

Sagan però è sembrato piuttosto nervoso nel dopo tappa, parlando di mancanza di rispetto degli altri corridori che non avrebbero contribuito alla rincorsa del gruppo nei confronti della fuga. “Il Ciclismo è cambiato, non c’è rispetto. Eravamo davanti a lavorare duramente con la Lotto, ma non tutti tiravano” ha spiegato Sagan “Mi sono chiesto dov’è il rispetto. Sarebbe stato più facile per tutti lavorare insieme. Mi sono arrabbiato perché la mia squadra stava lavorando duramente in testa al gruppo e gli altri sembravano non rispettare questo”.

Un Sagan innervosito dal comportamento degli altri, anche se è evidente che lui era il grande favorito della tappa e non poteva attendersi di essere portato in carrozza allo sprint. “Ho parlato con Peter e gli ho detto che avrebbe dovuto provarci altrimenti Albasini sarebbe andato a vincere” ha raccontato il Ds della Tinkoff Patxi Vila.