La Vuelta España, che sta per iniziare la sua terza e ultima settimana di corsa, sta ritrovando un Primož Roglič competitivo, ma non così brillante e incisivo come nelle passate edizioni della corsa. Il campione sloveno è arrivato al via della Vuelta dopo un mese di lontananza dalle corse, un periodo passato a curare gli infortuni rimediato nella quinta tappa del Tour de France.
Il corridore della Jumbo-Visma cadde nella frazione che affrontava il pavé, procurandosi una lussazione alla spalla, ma anche un infortunio alla schiena, di cui nessuno aveva parlato durante la corsa. Roglič era poi rimasto in gruppo ancora per una settimana, aiutando in maniera determinante Jonas Vingegaard a conquistare la maglia gialla, prima di arrendersi al dolore e ritirarsi.
Bračič: 'Non si era sottoposto a nessun esame serio'
Dalle pagine di un media sloveno, Sportal, il fisioterapista che collabora da quest'anno con Roglič, Mito Bračič, ha ricostruito tutto quello che è successo al vincitore delle ultime tre edizioni della Vuelta, svelando un comportamento piuttosto superficiale e utilitaristico della Jumbo-Visma.
Roglič si è rivolto per la prima volta al dottor Bračič in aprile, dopo il Giro dei Paesi Baschi. In quella corsa il campione olimpico accusò un fastidio dietro al ginocchio, che compromise la sua prestazione nelle ultime tappe.
"Primož è venuto da me con alcune valutazioni sulle sue condizioni di salute, che erano del tutto errate. Fin lì non si era sottoposto a nessun esame serio. La squadra pensava fosse un dolore dietro al ginocchio e gli ha detto di prendere una pastiglia, ma lui sentiva che non bastava. Con un'ecografia ho capito che si trattava della rottura del tendine del muscolo del polpaccio. Lo stesso giorno Primož ha fatto una risonanza magnetica e la mia ipotesi è stata confermata" ha raccontato il dottor Bračič.
Con l'aiuto del dottor Bračič, Roglič ha risolto velocemente questo problema, che in un primo momento sembrava mettere a rischio l'intera stagione del campione sloveno. "Abbiamo iniziato a lavorare per diverse ore al giorno. Non è una fisioterapia classica, ma comporta cinque o sei ore al giorno perché un atleta di alto livello non deve perdere l'allenamento. Abbiamo adattato l'allenamento in modo che pedalasse solo a una certa intensità, alla quale non c'era il rischio che l'infortunio peggiorasse o si ripresentasse" ha spiegato il dottor Bračič, che è tornato a occuparsi del campione della Jumbo-Visma dopo la caduta rimediata nella quinta tappa del Tour de France.
'Hanno nascosto il problema alla schiena'
Bračič ha spiegato che questo infortunio è stato più serio di quello del Tour dello scorso anno e che è stato peggiorato dal fatto che dopo la caduta il corridore sloveno sia rimasto in gruppo per un'altra settimana. Contrariamente a quanto era stato reso noto finora, il vero problema non era però la lussazione alla spalla, ma un infortunio alla schiena. "Aveva due ragadi sulle vertebre, ma abbiamo avuto un problema ancora più grande con i tessuti molli, che si sono infiammati" ha spiegato Bračič, accusando poi la Jumbo-Visma per aver minimizzato i problemi di salute di Primož Roglič.
"Tutto ruotava intorno all'articolazione della spalla, che a me non preoccupava, mentre è stato nascosto il problema alla schiena, anche Primož non mi ha detto nulla durante la corsa.
Tutti sono rimasti in silenzio perché la strategia della squadra prevedeva che Primož dovesse aiutare Vingegaard a battere Pogačar. La storia si è ripetuta, la squadra ha detto che l'infortunio non era nulla e che doveva solo prendere una pastiglia. Solo quando Primož ha fatto, di sua iniziativa, una risonanza e mi ha inviato un'immagine, allora ci siamo resi conto che il problema alla schiena non era così banale" ha raccontato lo specialista sloveno, criticando i medici del team olandese.
"I medici delle squadre a volte dimenticano il giuramento di Ippocrate e sono prigionieri dei soldi. Lavorano a beneficio della squadra, non dell'atleta, purtroppo" ha criticato Bračič.