Il ciclista spagnolo Luis Angel Maté della Euskaltel, parlando a El Correo, ha recentemente difeso il ciclismo di una volta, in cui ci si allenava senza farsi stressare dai dati e in cui i giovani avevano il tempo di crescere con calma senza pensare ai risultati immediati. "Vedo dei ragazzi di 14-15 anni che si allenano e mangiano come dei professionisti, la deriva che sta prendendo il Ciclismo è pericolosa", ha dichiarato il veterano spagnolo.

Maté: 'Voglio rompere con la tecnologia di questo ciclismo'

Nella sua lunga intervista al giornale spagnolo El Correo, Luis Angel Maté ha raccontato di essere arrivato a quarant'anni ancora con la voglia di correre grazie al suo modo di interpretare il ciclismo. Il corridore della Euskaltel, vincitore quest'anno di una tappa al Giro del Portogallo, non ama il ricorso esasperato alla tecnologia e ai numeri, e ha deciso di prepararsi con un approccio vecchio stile.

"Voglio dimostrare che si può raggiungere un certo livello anche senza essere così ossessionati dai dati", ha dichiarato Maté. "Sono arrivato a un punto della mia carriera in cui ho bisogno di rompere un po' con tutta quella tecnologia che il ciclismo porta con sé, numeri, numeri, numeri...

la bilancia, i watt, il peso del cibo... tutto questo provoca molto stress. Quando ho iniziato io con il ciclismo, ti mettevi alla prova in gara, mentre durante la settimana facevi quello che volevi. Nessuno ti controllava", ha dichiarato il corridore spagnolo.

'I ragazzi di 14 anni dovrebbero pensare a studiare'

Secondo Luis Angel Matè, un altro aspetto di questa tendenza all'uso della tecnologia, dei numeri e del controllo dell'alimentazione è che i giovani prendono come esempio quello che fanno i professionisti, spinti anche da una società in cui imperano strumenti immediati come TikTok e gli altri social.

"La società è veloce, istantaneo, come TikTok. Vedi corridori di 14, 15 anni allenarsi e mangiare come se fossero dei professionisti, quando quello che un ragazzo di quell'età deve fare è studiare e andare d'estate con i genitori alle sagre di paese.

La deriva che sta prendendo il ciclismo è pericolosa", ha dichiarato Matè lanciando un serio allarme.

Il corridore della Euskaltel ha testimoniato anche come i rapporti tra corridori e con il pubblico non siano più come una volta. "Alla partenza si sta sul bus fino all'ultimo momento, si sale sul podio del foglio firma e si parte. Le squadre si schierano e non ci si mescola, questo è un errore molto grave in qualsiasi società. Il ciclismo è lo sport della gente, il contatto con il tifoso è fondamentale per il nostro sport. In bicicletta pedalano tutti, poveri e milionari. Puoi allenarti con Pogacar, mentre nessuno può pensare di giocare con Messi o Rafa Nadal. Quindi questa chiusura non può portare nulla di buono", ha commentato Maté.