Taranto, subissata da attività economiche che chiudono, licenziamenti per esubero (anche recenti casi di multinazionali come Auchan e Teleperformance, ndr); per non parlare dello stabilimento siderurgico più grande d'Europa che, invece di apportare ricchezza alla città, non ha fatto altro per decenni, che intascare soldi pubblici per gli interessi di pochi e lasciare inosservate le norme sulla messa in sicurezza e la manutenzione degli impianti, fino a far diventare il caso Ilva, un affare di Stato con continue morti sul lavoro e l'aumento di patologie tumorali colpendo ogni fascia d'età, non solo per chi ci lavora.

Inoltre, capi di bestiame abbattuto a causa delle esagerate emissioni di diossina nell'aria e mitilicoltura in crisi per il mare inquinato a causa degli scarichi industriali riversati in maniera non adeguata alla normativa Aia. A fronte di ciò, il concerto dell'uno maggio tarantino rappresenta lo sforzo di persone (tra cui operai Ilva, ndr), che vogliono dimostrare che la città non è morta e che la riconversione industriale sia possibile.

Quest'anno l'evento è arrivato alla 3° edizione ma con grandi stenti

Michele Riondino, direttore artistico del concerto (nonché attore dell'ultima fiction Rai "Pietro Mennea - la freccia del Sud", ndr), ha dichiarato, durante la conferenza stampa ufficiale del 27 aprile al Parco delle Mura Greche che "gran parte dei commercianti non ha aderito alla raccolta fondi sbattendo anche le porte in faccia!".

"Ci sono stati negozianti - prosegue - che hanno inventato tra le scuse più banali pur di non sovvenzionare il progetto ed albergatori che si sono rifiutati di ospitare gli artisti in scaletta".

Nonostante ciò , la raccolta fondi in Apecar continua. E ci sono delle rivelazioni interessanti

"Ad oggi - secondo quanto riportato dal comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti - sono arrivate numerose adesioni da parte di cittadini, anche contributi individuali di 50 euro; dal liceo statale Aristosseno ben 700 euro; e quote da un gruppo di giocatori del Taranto Calcio, anch'esse in forma libera e personale".

Qualcosa si sta smuovendo. Ma per coprire tutti i costi c'è ancora molto da fare. Il rischio infatti è che quest'anno sia l'ultimo.

Questo è il conto che si paga nel non richiedere soldi pubblici a partiti e sindacati e, come lo stesso Riondino sottolinea: "A differenza del concertone del Primo Maggio romano che gode del finanziamento delle 3 sigle sindacali e di aziende, quali l'Eni - ricordando il caso Tempa Rossa per il potenziale inquinamento petrolifero in mare - noi non accettiamo sponsor perché vogliamo dimostrare alla città che i soldi dell'industria non sono indispensabili". Staremo a vedere.