“this life denied me your love” è il titolo del quarto album di giorgio tuma, sotto l’etichetta spagnola Elefant Records. Definito alternative-pop è un disco che va ben oltre le classificazioni. Elettronica, jazz, fusion, synth pop, vocalità delicate dallo stile “francese” unite a un groove sofisticato ed emozionante che stimolano l’ascoltatore a viaggiare con la fantasia in luoghi eterei.
E’ come fare un sogno ad occhi aperti: il richiamo di magiche creature nel bosco, come le ninfee, travestite da archi; poi lunghi tramonti sul mare ed albe mozzafiato sulle alture rocciose, oppure tra i rami altissimi dove saltellano uccelli selvatici e variopinti nel riverbero del sole appena alzato.
Sono tutti lì, tra una armonia di piano, poi un ukulele, un flauto lontano, archi a profusione, una batteria jazz e sembra di riappacificarsi col mondo.
Anche questo quarto lavoro di Tuma è stato prodotto a Campi Salentina nel SudEst Studio di Stefano Manca. Nonostante le sue origini salentine, quello che produce Tuma non è per niente influenzato dai tipici ritmi della sua terra, ed è questa caratteristica a renderlo ancora più speciale.
La sua musica d’oltralpe è stata spesso associata a quella dell’artista Nick Drake, insieme a reminiscenze di Bart Bacharach e Brian Wilson. Se ci si concentra solo sulla sua musica, non si fa fatica ad immaginare un compositore americano, solitario e fantasioso, con una esperienza pluriventennale alle spalle di concerti suonati in ogni dove e che, di italiano, ha solo il nome per via di parenti immaginari emigrati negli Stati Uniti intorno al ’50 del secolo scorso.
Quando poi lo vedi, ti rendi conto ancor di più della sua genialità, in quanto giovane e appartenente a una terra lontana dai suoi idoli, ma che è stato capace di renderli vivi e avvicinarsi il più possibile a ciò che vuole essere, dallo Studio a Lecce da cui spedisce il materiale ai suoi collaboratori in giro per il mondo per rifinire il tutto e mandare in stampa.
L'intervista
Quando hai incominciato ad appassionarti di musica e cosa ascoltavi? Il tuo primo disco?
Sono sicuro che inconsapevolmente sono sempre stato un grande appassionato di musica, fin da piccolissimo. Il "piacere consapevole" è arrivato a 10 anni con l'ascolto di un disco che aveva mio cugino. Era un LP Live di Lucio Dalla intitolato “DallAmeriCaruso”.
A cosa si deve questa tua evoluzione musicale?
L'ho scoperto molto tardi, cioè a 23 anni “suonati”, di avere un minimo di sensibilità musicale, un'idea sonora da sviluppare. Dai 15 ai 20 anni ho suonato la batteria in un gruppo punk rock, altro mio grande amore giovanile.
Da dove nasce l’ispirazione?
Per quanto mi riguarda, la maggior parte delle volte la melodia nasce dal nulla. In un momento qualunque della giornata. Alcune volte nasce completa e deve essere solo "stesa". Altre volte, giocando con la chitarra su alcuni accordi, mi vengono parti da cantare in un inglese “fake” e provo a costruire da lì la canzone con tutti gli arrangiamenti. Molto spesso mi capita di sognare delle melodie stupende e nel sogno cerco di cantarle per tutto il tempo, sicuro che al mio risveglio le ricorderò con semplicità.
Naturalmente non accade mai (sorride, ndr). Forse è qualcosa di comune che succede a chi scrive musica o canzoni, forse no – ironizza il musicista.
Quando hai capito che era il momento di fare sul serio con la musica?
Non lo so. E’stato tutto così naturale, passo dopo passo, anno dopo anno, disco dopo disco. Tutto abbastanza complesso da realizzare, specie gli ultimi due dischi. Devo tutto alla Elefant Records. Senza il loro fondamentale aiuto sarebbe stato impossibile registrare “In the morning we'll meet” e “This Life Denied Me Your Love”.
Con chi ti piacerebbe collaborare in futuro?
Se dovessi sognare direi: Sufjan Stevens, Robin Pecknold (Fleet Foxes), Daniel Rossen (Grizzly Bear) e Pharrell Williams, musicalmente più lontano, ma con cui sarebbe un enorme piacere trovare un punto d'incontro per collaborare.