Tredici miliardi all’isola d’irlanda. Più gli interessi. È quanto deve restituire la Apple a causa di due tax ruling, secondo una sanzione dell’Unione Europea.
Di che si tratta
Le tax ruling sono degli accordi che vengono stipulati tra l’impresa, in questo caso la Apple, e l’autorità fiscale di uno degli Stati membri dell’Ue, nel caso specifico l’Irlanda. Apple è stata sanzionata per aver spostato in maniera fittizia i profitti di due società controllate irlandesi senza aver pagato le tasse al Paese sugli utili generati nel vecchio continente.
Un’evasione che si riferisce al periodo tra il 2003 e il 2014. In realtà, gli accordi di Apple con l’autorità irlandese risalgono al 1991, ma la prima segnalazione alla Commissione europea è arrivata solo nel 2013, pertanto essa ha potuto riferirsi solo all’ultimo decennio (2003-2013). Quanto accaduto precedentemente, infatti, è prescritto e su di esso l’Ue non può intervenire.
Il comunicato
La Commissione europea ha affidato a un comunicato stampa la trasmissione della sanzione. Dalle indagini effettuate in seno all’Ue, infatti, la Commissione “ha concluso che l'Irlanda ha garantito benefici fiscali illeciti fino a 13 miliardi di euro ad Apple”, che costituisce una “pratica illegale secondo le regole europee in materia di aiuti di Stato perché ha permesso ad Apple di pagare meno imposte di altre società”.
Ricorsi
Dopo la decisione della Ue sia l’Irlanda che Apple hanno annunciato ricorsi. “Sono in disaccordo profondo con la decisione della Commissione europea, che non mi lascia altra scelta che chiedere il via libera del governo per fare appello” – ha dichiarato Michael Noonan, ministro delle finanze irlandesi. Noonan ha aggiunto che il "nostro sistema di tassazione è fondato sulla stretta applicazione della legge, come stabilito dal Parlamento, senza alcuna eccezione". “Faremo appello” – recita invece una nota Apple – che ha assicurato di "pagare le tasse in tutti i Paesi in cui opera". Secondo Apple, la sanzione ha effetti negativi sullo stesso continente, relativamente agli investimenti e alla “creazione di posti di lavoro in Europa”.