Moltissimi italiani continuano ad avere problemi con il fisco e con le cartelle esattoriali. Senza entrare nel dettaglio dell’evasione di necessità o volontaria che tanto è stata dibattuta durante la campagna elettorale, il dato certo è che disoccupazione, precariato e crisi economica portano gli italiani ad avere gravi difficoltà economiche. Le aziende che chiudono e la tassazione elevata sono fattori da tenere in considerazione e che giustificano in qualche modo i problemi degli italiani di fronte al fisco. La chiusura di Equitalia che è stata sostituita da Agenzia delle Entrate Riscossione e le rottamazioni delle cartelle delle ultime due manovre finanziarie non hanno risolto il problema.
Sull’argomento, nel programma del Centrodestra, che risulta la coalizione più votata alle ultime elezioni e probabilmente quella con più possibilità di avere l’incarico di Governo dal Presidente Mattarella (senza nulla togliere al M5S, partito più votato, ma è una questione numerica), era presente il condono fiscale. Ecco come funzionerebbe la novità sponsorizzata da Salvini e Berlusconi se davvero toccherà a loro l’incarico di Governo.
Le difficoltà di esigibilità crediti
I numeri che da anni accompagnano le discussioni sul Concessionario della riscossione, cioè Equitalia sono terrificanti. Equitalia vanta crediti nei confronti di 21 milioni di italiani per 1.058 miliardi di euro. Non tutto questo denaro però risulta incassabile da parte dello Stato perché molti di questi sono crediti nei confronti di persone nullatenenti, in grave crisi economica ed alle quali azioni esecutive, riscossione forzosa e compagnia bella fanno il classico “baffo”.
Resta però il fatto che un soggetto privato o una azienda che deve soldi al fisco risulta bloccata dal punto di vista economico e lavorativo. Sarebbero 314 i miliardi di euro che Equitalia prima ed Agenzia delle Entrate-Riscossione adesso non potrebbero in nessun caso incassare. Questo il motivo che ha spinto il Governo a creare la rottamazione delle cartelle nel 2017 ed a varare la misura bis quest’anno.
La rottamazione
I provvedimenti di rottamazione, delle mini sanatorie rivolte a coloro i quali sono desiderosi di sanare in maniera agevolata i debiti con il fisco non sono veri e propri condoni. Infatti l’offerta della rottamazione è uno sconto su sanzioni e su alcuni interessi che fanno lievitare gli importi che famiglie e aziende morose hanno nei confronti degli Enti Pubblici e che sono diventate cartelle della riscossione.
Uno sconto che a volte abbatte anche del 50% gli importi dovuti ma che presenta problematiche che hanno persuaso a non aderire molti dei contribuenti indebitati. I tempi per sanare il debito, anche se scontato, risultano troppo brevi e con poche rate. La prima tornata di rottamazione infatti offriva 5 rate da pagare a scadenza fissa in 18 mesi. In pratica si chiedeva a soggetti in difficoltà con le cartelle, o con i pagamenti di rateizzazioni precedenti (questa volta molto lunghe, anche in 5 anni), di sanare la situazione con lo sconto, ma in breve periodo. La rottamazione bis non è altro che il prolungamento della precedente, senza novità dal punto di vista della struttura dell’operazione e fatta solo per vedere di recuperare qualche credito in più da parte del Governo.
La pace fiscale
Nella proposta del Centrodestra invece si parla di condono e sarebbe nettamente più vantaggioso per gli italiani. Una vera sanatoria che azzererebbe i debiti di quanti non possono pagare e che consentirebbe secondo quando dicono i fautori della proposta, il ritorno al lavoro delle aziende ferme proprio per via di questi debiti. Il condono vero offrirebbe un netto taglio degli importi dovuti. Il debito sarebbe ridotto a seconda della condizione del singolo contribuente, ma in media al 10% del dovuto. In pratica chi è debitore di 1.000 euro per multe, tasse e imposte non pagate per 10.000 euro, ne dovrebbe solo 1.000. Il provvedimento però avrebbe dei limiti per coloro che hanno grandi cifre da versare perché il condono non andrebbe ad agevolare i grandi evasori che probabilmente evadono non per necessità. Il tetto massimo di debiti a condono non si fermerebbe a 200.000 euro.