Ormai ci siamo, la stagione delle dichiarazioni dei redditi entrerà presto nel vivo con la partenza del modello 730/2018. Quanto guadagnato nel 2017 deve essere dichiarato adesso con i canonici modelli per le dichiarazioni dei redditi. L’argomento è molto dibattuto tra i cittadini perché tra spesometro, redditometro e dichiarazioni reddituali, la possibilità di finire sotto la lente di ingrandimento del fisco è alta e non lascia tranquilli anche i contribuenti più attenti in sede di dichiarazione. Una recente sentenza del CTR del Lazio, la regionale Commissione Tributaria non fa altro che confermare queste paure.

Tra acquisto e detenzione

L’acquisto di una nuova auto, magari di grossa cilindrata o di una seconda casa, alla luce dei nuovi strumenti in mano al fisco, cioè banche dati, anagrafe tributaria e così via è molto rischioso soprattutto per coloro che hanno redditi che se valutati come fini a se stessi, non consentirebbero determinati acquisti. Il CTR allarga il campo dei comportamenti sospetti anche oltre l’acquisto perché anche la semplice detenzione di un bene come quelli prima citati (la macchina di grossa cilindrata), presenta costi di gestione che potrebbero dover essere giustificati fiscalmente. Come si fa a detenere una seconda casa o una grossa auto dichiarando redditi bassi o non particolarmente elevati?

Questo il dubbio che muove la pronuncia della Commissione Tributaria del Lazio.

Come si determina la capacità contributiva

Redditi e acquisti ma anche spese diverse sono sotto l’occhio vigile del fisco da diversi anni. La capacità contributiva del contribuente si misura non solo sulla dichiarazione dei redditi che annualmente viene prodotta all’Agenzia delle Entrate, ma sul tenore di vita.

Evidente che il parametro su cui si basano le Entrate per misurare questo aspetto siano acquisti e beni detenuti dai contribuenti, il tutto sotto forma dell’ormai celebre algoritmo che ha messo a punto il fisco. Avere un reddito basso o essere disoccupati portano il contribuente a dover spiegare in sede di accertamento come si fa a mantenere eventuali beni di sua proprietà, a partire proprio da seconde case o automobili.

Le armi del contribuente

L’onere della prova a discolpa è del tutto in capo al cittadino. Spetterà a lui dimostrare come fa a mantenere il tenore di vita che per l’Agenzia delle Entrate risulta sospetto. Il proprietario di un’auto costosa o di immobili diversi dalla casa di abitazione del suo nucleo familiare deve dar prova che le spese di acquisto e mantenimento di questi beni erano già in suo possesso, erano esenti da inserimento in dichiarazione dei redditi e così via. Anche mutui e accensione di prestiti con banche e finanziamenti possono essere addotti come giustificazione, stando attenti però agli importi delle rate accese che devono essere proporzionati ai redditi dichiarati. Le altre soluzioni a discolpa consentite dalla normativa sono le solite donazioni, eredità, vincite al gioco, cessione di altri beni per l’acquisto dei nuovi e risarcimenti danni.

Dal punto di vista tecnico le Entrate che trovano un contribuente con proprietà non congrue rispetto alle dichiarazioni reddituali, convocano l’interessato presso i loro uffici per chiarire le anomalie. Quello che tecnicamente viene definito il contradditorio preventivo è la fase precedente al vero e proprio accertamento e vige l’obbligo di presentazione da parte del contribuente.