Nel 2002, Larry Page, l'allora 29ennefondatore di Google, decise che la sua giovane societàavrebbe digitalizzato tutti i Libri mai pubblicati al mondo perpoterli analizzare con il suo motore di ricerca. Page chiese a unasua dipendente, Marissa Mayer, proprio lei, l'attualeamministratore delegato di ''Yahoo!'', di aiutarlo a sperimentare la suaidea: mentre un metronomo scandiva il ritmo, lei girava le pagine di un libro e lui scattava foto digitali delle pagine stesse.

I risultati furono buoni, e il progetto vennedivulgato al pubblico a fine 2004.

Alcuni partner di alto profilo,come la Biblioteca Pubblica di New York e le bibliotecheuniversitarie di Harvard e Oxford, aderirono senza problemi. Ma nel2005 il progetto fu paralizzato da una serie di controversie legali lanciate contro Google con l'accusa di infrazione dei diritti d'autore (negli Usa solo i libri pubblicati prima del 1923 sono esenti dal pagamento dei diritti d'autore). Tanto che nel 2012 la Rivista di Tecnologiadel MIT, il mitico Massachussetts Technology Institute, ne avevaannunciato la fine: "Dieci anni dopo la sua comparsa, l'arditoprogetto di Page è in stallo totale."

Oggi il progetto originale di Page è di nuovo inpista, dopo che un giudice federale di New York ha decretato chequesta iniziativa è coperta dall'eccezione di "utilizzo equo" allerestrizioni del diritto d'autore.

"E' mia opinione che Google Books apportisignificativi vantaggi al pubblico. Rappresenta un progresso per learti e le scienze... senza nulla togliere ai titolari dei dirittid'autore."

Questa sentenza ratifica l'approccio utilizzato daGoogle nei confronti delle opere d'autore, di esaminare cioè tuttal'opera con il suo motore di ricerca, ma di mostrarne nei risultatisolo brevi citazioni, insieme all'indicazione di dove si può trovareo acquistare il testo completo.

Google ha mantenuto in funzione Booksper la ricerca di libri e riviste pubblicate: basta inserire nelriquadro di ricerca il titolo, parziale o completo e Books indica dove poterli compare in forma digitale o cartacea. La sentenza ne amplia ora la piattaforma. Inoltre, qualsiasi altra società od organizzazione degli Stati Uniti, con il semplice inserimento da parte dell'utente di alcune parole in una casella di ricerca, ha adesso la possibilità di esplorare e rendere disponibile al suo pubblico brani di una qualsiasi opera.

A proposito della sentenza, Google non ha ancoraemesso un comunicato ufficiale. Qualunque sia la sua decisione,renderà comunque più complicata la vita ad un progetto similelanciato dal Centro Berkman dell'Università di Harvard, conosciutocome "La biblioteca pubblica d'America", appoggiato da diverseistituzioni ma che non ha ancora definito né cosa offrire né come.

Probabilmente oggi l'unico vero vincitore è lavecchia e un po' utopica idea che il web debba essere usato perfornire a tutti accesso universale alla totalità dello scibile umano. E vistele reazioni positive da parte del mondo accademico e degliintellettuali di Internet, questa sentenza ha un impatto che va benoltre Google.

Quindi, se vi siete dimenticati la prima terzinadella Divina Commedia, basterà digitare "Nel mezzo del cammin...".