Basandosi sull'indovinello in cui un re poneva in testa dei cappelli a tre candidati consiglieri, i ricercatori del RAIR (Rensalear Artificial Intelligence and Reasoninig) sono riusciti a programmare un robot [VIDEO] che, anche se con le sue limitazioni, ha dimostrato coscienza di sè. L'indovinello prevedeva che i tre candidati avessero in testa un cappello senza sapere se fosse blu o bianco e che uno di loro, grazie alla percezione di sè, riuscisse a indovinare il colore del proprio cappello. È un famoso test di logica e autocoscienza che, semplificato e adattato ai robottini, ha portato risultati sorprendenti.



Come è stato mutato il gioco in esperimento?

Tre robot umanoidi NAO (alti 58 centimetri) sono stati programmati dai ricercatori in maniera tale da credere di aver assunto una "pillola ammutolente" che bloccasse la loro capacità di parlare, ma anche che solo due di loro l'avessero assunta. È stato poi chiesto ai tre NAO se avessero ricevuto la pillola in questione e, mentre due di loro rimanevano effettivamente muti, il terzo, alzatosi in piedi, dichiara che "non lo sa". Salvo poi alzare la manina robotica in segno di richiamo e dichiarare "Mi scusi, ora lo so. Sono stato in grado di provare che non mi è stata data una pillola ammutolente" come potete vedere sul video postato su YouTube.

Quali sono i risvolti dell'esperimento?

I risultati sono sorprendenti e verranno presentati al RO-MAN 2015 verso la fine dell'anno. A detta di Selmer Bringsjor, uno degli amministratori del test, il comportamento del robottino mostra che una correlazione "logica e matematica alla coscienza" è possibile, suggerendo che i robot potranno essere programmati in maniera che le loro decisioni e azioni somiglino, almeno in un certo grado, a livelli di autocoscienza.



L'esperimento mostra la possibilità di programmare livelli di autocoscienza in un robot, il che potrebbe farci pensare subito a film e futuri come quelli di Blade Runner o Terminator. Prima di auspicare fantasie apocalittiche, vanno però notati i limiti della programmazione dei robot NAO. Non bisogna però stroncare troppo l'emozione, perché l'esperimento ha suggerito che l'autocoscienza sia effettivamente qualcosa di programmabile e che questi risultati sono l'inizio di un percorso che potrà portare a intelligenze artificiali sempre più complesse. Il semplice alzarsi per rispondere e, notata la propria voce, correggere la risposta da parte del piccolo NAO è già un grossa sfida per un robot e una grande dimostrazione.



"Ci sono miriadi di passi addizionali che dobbiamo fare in definitiva", scrivono i ricercatori, "ma un passo in avanti alla volta è la sola strada percorribile".