Come funzionava la vita di un tempo? Era centrata sull'individuo, colui che doveva portare il pane a casa dopo aver sudato ore e ore su di un pezzo di terra, o davanti alla catena di montaggio di una fabbrica, ancora poco evoluta! Era giusto come andava molti anni fa? Era da arrestare una rapida evoluzione come quella che ha condotto il mondo a tecnologieuna volta impensabili?

Un passaggio quasi obbligato

La risposta è: non si poteva evitare. Tutti nel corso degli anni si sono fatti trascinare dall'innovazione tecnologica; che sia un robot, un software, o altro, tutti ne hanno beneficiato.

Ne sono un esempio le protesi per i pazienti ricoverati in ortopedia, fatti di materiali di ultima generazione; i trapianti di mani artificiali; persone che si dotano di gambe in fibra di carbonio per vincere gare paraolimpioniche. Ma nel mondo, i robot cominciano a sostituire l'uomo nelle attività lavorative che chiederebbero interminabili ore di straordinario; uno dei casi specifici più eclatanti è Hadrian, definito da Paolo Baroni, del giornale La Stampa, "il muratore, nato in Australia e capace di posare mille mattoni all'ora e di costruire una casa in due giorni, 150 in un anno".

Quale risultato si prevede veramente

Che l'uomo sarà al fianco di un robot, ma che quest'ultimo avrà bisogno degli individui per imparare certe azioni.

Un social network porta a delle interazioni, e in questo caso ci saranno tra uomo e macchina, e saranno speciali, come il rapporto tra genitore e figlio. Questo è quanto si prospetta, perché l'uomo non può essere sostituito per ogni cosa: tutti infatti sappiamo quanto sia critico un settore come la sanità. Avremo ancora bisogno dei nostri terapisti.

E poi c'è la creatività umana, che ancora non si è in grado di trasmettere a una macchina. Inoltre, come tutte le cose create dall'uomo, un robot ha bisogno di manutenzione e riparazioni, motivo sufficiente ad assumere nuovi tipi di lavoratori. La stima è di 1 occupato ogni 10 robot.

Un esempio tutto italiano

Da fonte La Stampa, datata 21 luglio 2015, "la Città della Salute e della Scienza di Torino acquisisce l'ultimo modello di Robot Da Vinci".

Con questa nuova tecnologia, messa a disposizione grazie a un contributo finanziario esterno, un chirurgo potrà manovrare 4 bracci meccanici contemporaneamente, quindi migliore precisione, minore rischio di rigetto, e un decorso post-ospedaliero molto inferiore rispetto alla norma.