Un tribunale tedesco ha stabilito che la funzione 'find friends' di Facebook, che permette al social network di attivare processi di marketing verso non utenti, è illegittima perchè non espressamente autorizzata dai destinatari. In particolare, la corte ha stabilito che questa funzione è 'intrusiva' e non rispetta i limiti di privacy specifici della legge tedesca.

La sentenza ricalca simili decisioni del 2012 e del 2014 in cui altri tribunali avevano già indicato come questa funzione non sia rispettosa del diritto alla privacy delle legge tedesca.

Peraltro, Facebook non ha neanche ben spiegato come utilizza i dati raccolti in maniera automatica.

Find Friends è un'opzione, spesso non perfettamente conosciuta neanche dagli stessi utlizzatori di Facebook, che permette al colosso Usa di accedere autonomamente alla rubrica telefonica del singolo utente e di utilizzare i dati raccolti, come e.mail e numeri di telefono, per inviare messaggi di invito ad aderire al network.

Tale tipo di pratica è stata considerata 'molestia pubblicitaria' da parte dei giudici tedeschi che hanno, in questo, seguito la giurisprudenza già espressa dal 2010 quanto la pratica molesta fu denunciata in tribunale dalla Federazione delle Organizzazioni dei Consumatori Tedeschi (VZBV).

Secondo Klaus Mueller, presidente del VZBV, 'altri servizi di Facebook usano simili forme di pubblicità per attrarre nuovi utenti. [Con questa sentenza adesso] dovranno ripensare le loro strategie di mercato'.

Facebook ha cambiato già approccio ma è recidivo

La reazione di Facebkok non si è fatta attendere. Da un lato il gruppo di Zuckemberg pare abbia già modificato in parte il modo di funzionamento di 'find friends' e dallo scorso lunedì gli utenti tedeschi, quasi 10milioni, hanno un maggior controllo della gestione di tale opzione; dall'altro un portavoce del network ha detto che l'azienda sta attendendo la sentenza ufficiale e le motivazioni per capire meglio i termini della condanna del tribunale e quindi come muoversi.

Secondo quanto riportato dal quotidiano Deutsche Welle, il professor Viktor Mayer-Schönberger, professore di 'Internet governance and regulation' all'Oxford Internet Institute, sembra scettico su quanto fatto dal social network. 'E' un passo nella giusta direzione - ha detto - ma Facebook è anni luce lontano da una adeguata regolamentazione e protezione della privacy secondo le norme europee.

Nessun utente ha il vero e proprio controllo sulla sua pagina perchè in effetti lo ha solo Facebook. Start up come Diapora e MyCube offrono invece un controllo totale sul chi-fa-cosa-per-quanto online'.

Non è la prima volta che FB si trova a dover far fronte a simili chiamate di responsabilità. Il caso più eclatante fu nel 2014 quando i ricercatori della società di Menlo Park, manipolarono lo stato emotivo di circa 700.000 utenti - a loro insaputa - per verificare la possibilità di intervenire sugli stati psicologici secondo i post visualizzati.

Lo scorso anno, un tribunale australiano ammise una 'class action' di 25.000 utenti tra Europa, Asia, America Latina e la stessa Australia accusando il netowrk di favorire il passaggio di informazioni sugli utenti verso il sistema di sorveglianza mondiale 'Prism', gestito dall'agenzia americana di spionaggio e controllo, Nsa.