Il wormhole non è più fantascienza ma un progetto reale, portato alla vita da un'equipe di studiosi italiani. Il team che ha realizzato il sogno di Albert Einstein nei laboratori dell'università di Napoli Federico II, è capitanato dal fisico Salvatore Capozziello, dell'Infn, l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e presidente della Sigrav, la Società Italiana di Relatività Generale e Fisica della Gravitazione.

Il minuscolo prototipo è stato descritto e diffuso on line sulla piattaforma ArXiv e sarà pubblicato sulla rivista scientifica International Journal of Modern Physics D.

Il passaggio che letteralmente significa "buco di verme" era stato previsto già negli anni '30 dal premio Nobel Albert einstein insieme al collega Rosen; i due avevano elaborato una teoria detta "ponte di Einstein-Rosen" che descriveva i cunicoli spazio-temporali come strutture gigantesche del cosmo. In parole povere il wormhole è una scorciatoia che unisce due punti dell'universo altrimenti troppo lontani e che permette quindi di viaggiare più velocemente nello spazio. Con questo primo prototipo, costruito in scala microscopica, per il momento si può solo ipotizzare un viaggio di quel tipo, ma grazie ad esso possono essere potenziati gli attuali dispositivi che operano con le nanotecnologie.

Il problema principale della ricerca di Capozziello è stato oltrepassare la violazione del principio di conservazione dell'energia, cioè spiegare come possano esistere strutture che, come i buchi neri, assorbono l'energia di un sistema senza restituirla: una delle probabili risposte è che lo spazio-tempo sia bucato e può collegare universi paralleli.

Un warmhole minuscolo

Il prototipo è stato creato legando 2 fogli di grafene, il materiale più sottile del mondo, con un nanotubo e legami molecolari. Se immaginiamo una navetta spaziale che si avvicina ad un wormhole potremmo vedere la struttura dello spazio-tempo cambiare e permettere il passaggio dell'astronave dall'altra parte del cunicolo spazio-temporale.