La telefonia mobile è una giungla, questa è l’unica certezza che hanno gli utenti di qualsiasi operatore. Difatti non importa cosa si firmi, poiché il cambio unilaterale del contratto è sempre dietro l'angolo.

L'inchiesta

Secondo un'inchiesta di "Altroconsumo", nelle città di Napoli, Torino, Milano, Bologna e Roma, in numerosi punti vendita appartenenti agli operatori Wind 3, tim, vodafone e Fastweb, si tenderebbe a nascondere il reale costo delle tariffe telefoniche agli utenti. Infatti non verrebbe riferito quali sarebbero i servizi a pagamento attivati in automatico al momento della sottoscrizione del contratto come, ad esempio: segreteria telefonica, antivirus, servizio richiamami e molti altri.

Ovviamente, a pagarne le conseguenze è l'utente finale, il quale verrebbe a conoscenza del reale importo da pagare solo al momento del versamento del pagamento richiesto. Un rappresentante di "Altroconsumo", fingendo di voler cambiare la propria offerta, ha visitato cinquanta negozi per ogni operatore ed ha estratto alcuni dati, relativi alle presunte omissioni.

In generale, nessuno dei commessi si sarebbe sforzato più di tanto per andare incontro alle richieste del cliente, limitandosi a proporre le offerte da depliant che raggiungevano un canone di circa 15 euro al mese, rimanendo piuttosto evasivi in merito ai costi extra, anche su esplicita richiesta.

I dati nascosti dagli operatori

In base all'indagine effettuata a campione da "Altroconsumo", ecco quali sarebbero, secondo l'associazione italiana di consumatori, i servizi a pagamento tenuti nascosti dalle varie aziende di telefonia mobile.

  • Fastweb, nel 100% dei casi, avrebbe omesso di specificare i costi extra soglia, mentre in solo 1/10 avrebbe sorvolato sul costo di 5 euro per l'attivazione della sim.
  • Wind sarebbe stata trasparente sul prezzo di attivazione della sim card che ammonta a soli 3 euro, mentre la situazione sarebbe andata decisamente peggio per altre voci, omettendo per 7/10 volte di specificare i costi per il messaggio "chiamami", nel 100% dei casi per il recesso anticipato (16 euro), e per l'80% dei punti vendita in merito alla segreteria telefonica.
  • Tre avrebbe evitato di informare nell'80% dei casi sui costi della segreteria, nel 70% dei rivenditori quelli relativi al messaggio "ti ho cercato", e solo nella metà dei casi (50%) il costo per la chiusura anticipata del contratto (46 euro).
  • Tim avrebbe omesso nell'80% dei negozi il costo di "Lo sai" e "Chiama ora", nonché nel 90% dei rivenditori contattati quelli della segreteria telefonica, mentre avrebbe evitato totalmente (100%) di informare il cliente sulla spesa di 34 euro per la rescissione anticipata del contratto.
  • Vodafone, per ultima ma non meno importante, in tutti i suoi negozi (100%) avrebbe sorvolato sulla tariffa da pagare per il recesso anticipato che oscillerebbe dai 26 ai 45 euro, celando anche i costi relativi al controllo del credito. Invece nel 90% dei rivenditori contattati avrebbe taciuto sui costi di segreteria, e nell'80% dei casi avrebbe tralasciato di informare sul prezzo del servizio "chiamami" e sui prezzi extra soglia della tariffa Power 29.

Dunque, tenendo condo dell'inchiesta di "Altroconsumo", ci si può rendere conto che, oggi come prima, anche dopo il passaggio della tariffazione dai 28 giorni attuali ai 30 giorni (mensile) a partire dal mese di aprile, ci saranno poche speranze di un risparmio effettivo senza un'attenta analisi dei costi da parte dell'utente finale.