Dopo la folle avventura on the road del primo capitolo e l'allucinante trasferta in terra thailandese (premiate con incassi stratosferici), l'imprevedibile e inarrestabile trio composto da Alan (Zach Galifianakis), Phil (Bradley Coopoer) e Stu (Ed Helms) sta per ritornare nelle sale in quello che, con ogni probabilità, sarà l'atto conclusivo di Una notte da leoni, una delle saghe cinematografiche più politicamente scorrette di sempre (a partire dal 30 maggio).
Al posto dell'ormai classico addio al celibato, questa volta l'elemento di partenza è rappresentato da una situazione drammatica: la morte del padre di Alan.
L'elaborazione del lutto da parte del più folle e trasgressivo del terzetto non sarà dei più comuni: fuggito dalla clinica psichiatrica in cui è terminato a causa di una crisi depressiva, partirà in solitaria lungo un percorso che lo condurrà prima a Tijuana, in Messico, poi a Las Vegas (dove riapparirà una vecchia conoscenza della serie: la conturbante spogliarellista impersonata da Heather Graham).
Phil e Stu, decisamente in apprensione, gli saranno alle calcagna per tutto il film, in una irrefrenabile girandola di situazioni esilaranti, avventure al cardiopalma e colpi di scena (in cui finiranno coinvolti l'immancabile amico/nemico orientale Leslie Chow, un temibile killer che avrà il volto del sempre bravo John Goodman...
e una giraffa)
Così come non è mutata la squadra degli attori protagonisti, non è cambiato nemmeno il regista: per la terza volta dietro la macchina da presa vi è Todd Phillips, che, coadiuvato da Craig Mazin, è anche autore della sceneggiatura. D'altronde, il semplice fatto che Phillips abbia già girato, tra l'altro, successi al botteghino come "Starsky & Hutch" e "Parto col folle" dovrebbe essere un'ulteriore garanzia (sempre ammesso che ce ne sia bisogno) circa l'eccezionalità dello spettacolo.