È la formula 2.0 che ha traghettato il fumetto ad una nuova dimensione di adrenalina e divertimento, adottata per la prima volta con l'alfiere di casa DC, quel Superman trasformato in Smallville per la durata di dieci stagioni (dal 2001 al 2011) e che ci aveva convinto di un mondo alternativo alla tradizione fedele al personaggio di Jerry Siegel e Joe Shuster, ridisegnando i caratteri per un pubblico adolescenziale che si poteva immedesimare con un Clark Kent (l'attore Tom Welling) sbarbatello alle prese con i problemi di ogni giorno, attualizzando l'azione e trasformando in amicizia la contesa con Lex Luthor (Michael Rosenbaum).

Ma Bryan Singer ha voluto riportare l'eroe allo stato naturale, con quel Superman Returns che ci ha deliziato per quel debito con il prototipo originale diretto da Richard Donner nel 1978, avvicinandolo a quell'icona pop religiosa e di speranza immerso in scenografie Art Deco con una finestra aperta al fumetto originale. Oggi le gesta cinematografiche sono state affidate ad Henry Cavill, con un Man of Steel che ci ha introdotto ad una umanità che ha posto l'eroe ad un bivio con se stesso, inneggiando a quella diversità neonatale come incentivo di crescita e maturazione verso i propri obiettivi di realizzazione, regalandoci un Kevin Costner aspro e riflessivo nei confronti di un padre celeste difficilmente raggiungibile (Jor-El interpretato da Russell Crowe), ma Zack Snyder il miracolo lo ha fatto ugualmente, distribuendo con meticolosità passato e presente di una metamorfosi di eroe al passo con i tempi.

Il ritorno di Arrow e Flash

Le piacevoli sorprese, oggi, si chiamano Arrow e The Flash, trasmesse in contemporanea dal palinsesto Mediaset di Italia 1 con un audience che sfiora il tetto dei tre milioni di telespettatori, affascinati da questa rilettura dei personaggi originali di Freccia Verde e del Velocista Scarlatto, oggi immersi nella criminalità contemporanea di una Starling City che ha saputo creare uno spin-off di alto livello nelle imprese affidate a Barry Allen/Flash (l'attore Grant Gustin), reduce da una morte materna attribuita ingiustamente al padre (John Wesley Shipp, reduce dalla serie omonima del 1991 nelle vesti del protagonista) e oggi alle prese con la stessa S.T.A.R.

LAB che lo ha trasformato nel superuomo in difesa della giustizia.

Le discrepanze con il fumetto vengono riassorbite dalla dinamicità dell'azione, per entrambi, trasformando l'arciere incappucciato in un ipertecnologico Robin Hood che non dispiace ai fan della serie interpretata da Stephen Amell/Oliver Queen, quando alla base di tutto rimane l'originale visione di una moralità che deve sempre fare i conti con i limiti del proprio ego. La strada è tutta in ascesa e siamo felici di poterla percorrere insieme.